Sarah è un’astronauta in procinto di partire per una missione che durerà un anno. È felice, ma le cose sono tutt’altro che semplici per lei e anche per sua figlia Stella, che ha otto anni e vive sola con lei. Sarah deve prepararsi per la sua missione ma anche per la separazione dalla bambina. Dalla base di addestramento dell’Agenzia spaziale europea, a Colonia, al Cosmodromo di Bajkonur, in Kazakistan, Proxima descrive in modo realistico e documentato l’addestramento di Sarah. Una prova dura, in un ambiente maschile. Macchina da guerra e donna normale, la nostra eroina è soprattutto una madre angosciata dall’idea di lasciare la figlia, forse per sempre. Il loro rapporto, al cuore del film, è affrontato con delicatezza e precisione e Proxima è allo stesso tempo pragmatico e trasognato: c’è posto per l’immaginazione, la poesia, le fughe della fantasia. Con l’avvicinarsi del decollo, insieme all’eccitazione cresce una tensione silenziosa. L’arrivo degli astronauti, la folla che si raccoglie, il conto alla rovescia: Alice Winocour filma tutto suggerendo la solennità collettiva del momento, senza però mai spezzare il filo dell’intimità. Jacques Morice, Télérama
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Questo articolo è uscito sul numero 1402 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati