Gaitskill segna una transizione importante, in quanto è un ritratto simpatetico, scritto da una donna, di un uomo che è stato accusato di molestie nella campagna #MeToo. Il romanzo è ambientato in un ufficio, un ambito in cui il #MeToo ha stravolto molte consuetudini. Quin Saunders è il capo di una casa editrice rispettata. Fa parte di una generazione per cui il flirt era una componente accettata della vita lavorativa, ha avuto per decenni rapporti stretti con le donne del suo ufficio. A differenza di altri uomini, è profondamente curioso della loro vita interiore, fa molte domande, ascolta le risposte per ore e ore. Alcune di queste conversazioni riguardano il sesso, che è il suo argomento preferito. Per esempio, un’amica che lavora con lui da undici anni gli ha confidato di avere un debole per le sculacciate. In risposta, lui le ha inviato un filmato di John Wayne che sculaccia un’attrice in un vecchio western. Ora l’amica lo accusa di cattiva condotta in una “petizione online che circola all’infinito”, firmata da metà delle donne nel suo ufficio, da un’autrice di cui ha pubblicato il primo libro e da altre. Queste donne lo fanno licenziare, chiedono danni e minacciano di boicottare qualsiasi suo datore di lavoro futuro. Quin racconta la sua storia alternando la propria voce con quella della sua buona amica Margot. Margot difende l’essenziale bontà del suo amico con grande eloquenza. Quin ama sua moglie e sua figlia; è affascinante e attraente. Per Margot, le sue accusatrici non sono vittime irreprensibili. “Questa è la fine degli uomini come me”, dice Quin. E questo è un bene, diranno alcuni lettori. Altri si allineeranno con la difesa del personaggio da parte di Margot e di Gaitskill.
Marion Winik,The Washington Post

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Questo articolo è uscito sul numero 1402 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati