Il 21 giugno del 2020 non c’è stata l’apocalisse prevista dal presunto scienziato Paolo Tagaloguin, come è improbabile che avvenga quella prevista dal rabbino Matityahu Glazerson che in un video pubblicato su YouTube ha “svelato” che il mondo è destinato a finire il prossimo 21 dicembre. Nel suo libro Contra apocalípticos, il filosofo della scienza Jesús Zamora Bonilla smonta gli argomenti delle tante teorie millenariste, evidenziando le loro contraddizioni, con particolare attenzione alle più attuali come quelle dei “profeti dell’apocalisse climatica”, dei “postumanisti” o di chi è convinto che le macchine prenderanno il nostro posto nel mondo. Senza negare i problemi che le alimentano, il filosofo stima che la fortuna delle teorie apocalittiche derivi dalla convinzione morale diffusa che l’uomo sia corrotto. Ma siamo talmente numerosi che per estinguere la specie umana dobbiamo immaginare eventi naturali eccezionali (meteoriti o esplosioni di supernove). Altri eventi porterebbero a un collasso della popolazione mondiale, ma non alla sua scomparsa. El País

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Questo articolo è uscito sul numero 1404 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati