Lui è uno scrittore, lei un’architetta. Entrambi sono romanticamente coinvolti, ma sulla loro relazione pesa il mondo capitalista contemporaneo, quella modernità liquida che Zygmunt Bauman ha saputo descrivere così bene. I personaggi senza nome dell’argentino Patricio Pron vivono in un mondo in transizione, fatto di relazioni personali effimere, frammentarie, insicure e fragili. È una sorta di parabola narrativa che cerca di mettere sul tavolo le “nuove configurazioni del desiderio” attraversate da precarietà e ambivalenza, che allo stesso tempo vogliono essere serie e leggere. Anche la struttura del libro è fragile, come un’impalcatura su un mare di ghiaccio che rischia di incrinarsi sotto il peso di personaggi ben consapevoli della frustrazione che causano agli altri e a se stessi. Domani avremo altri nomi non è né un romanzo né un saggio, ma oscilla costantemente dall’uno all’altro, permettendo alla riflessione di scivolare con naturalezza nella trama. Un testo suggestivo sui tempi presenti e futuri, su ciò che ci plasma, sui nuovi ruoli della mascolinità e della femminilità, sulla velocità come chiave di lettura delle relazioni. Una velocità che, come voleva Ralph Waldo Emerson, è l’unica salvezza quando si pattina sul ghiaccio sottile. Ricardo Baixeras, El Periódico

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Questo articolo è uscito sul numero 1407 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati