Jean Swinney, la protagonista del sesto romanzo di Clare Chambers, ha 39 anni, fa la reporter per un giornale locale, è nubile, senza figli e vive in un sobborgo del Kent con la madre costretta in casa. La sua è una vita di “piccoli piaceri”: “un bicchiere di sherry prima del pranzo domenicale; una tavoletta di cioccolato sezionata per durare una settimana; un libro appena arrivato in biblioteca, ancora immacolato e non toccato da altre mani”. In testa alla lista c’è la “prima sigaretta del giorno”. I suoi modesti piaceri affiorano su un oceano di silenziosi dispiaceri e frustrazioni. Tuttavia, il romanzo ben temperato di Chambers ha un sottofondo di sesso e pericolo, presente fin dalle pagine iniziali. Piccoli piaceri è un racconto quasi impeccabile su un’autentica angoscia romantica dell’età adulta. Scritto in una prosa curata e ordinata come le siepi dei giardini suburbani, è un libro su persone apparentemente tranquille che nascondono sentimenti turbolenti. Lontano dall’essere accomodante, il romanzo è incentrato sull’omosessualità, sull’aborto e sulla violenza sessuale, temi che Chambers inserisce così profondamente nella narrazione che non è possibile evitarli, anche se i suoi personaggi fanno del loro meglio per aggirarli. Piccoli piaceri riesce a creare uno di quei mondi narrativi compiuti che, per quanto desolati, hanno le loro regole, il loro sapore e il loro fascino. Johanna Thomas-Corr, The Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1409 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati