Per lanciare il terzo capitolo delle avventure dell’agente speciale 117 Hubert Bonisseur de la Bath, che arriverà a settembre, escono in sala i primi due film firmati da Michel Hazanavicius, prima dell’exploit di The artist. Fenomeno in libreria negli anni cinquanta e poi al cinema negli anni sessanta, l’agente 117 nella versione di Hazanavicius, in missione al Cairo alla vigilia della crisi di Suez, deve la sua riuscita alla distanza tra lo sguardo contemporaneo e la realtà della Francia del dopoguerra. Così il compiacimento dell’eroe ancorato all’inconscio collettivo del primo novecento – l’agente orgoglioso del suo sorriso smagliante, della sua virilità e delle sue origini ringrazia gli egiziani regalandogli un ritratto del presidente della repubblica René Coty – si trasforma in una propensione all’errore, alla gaffe e al disastro. Jean Dujardin è carismatico ma anche autoironico e divertente. Perfetto. Iabelle Regnier, Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1416 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati