La cantautrice scozzese Dorothy Allison è la definizione stessa di cool. La sua band, One Dove, è stata la prima a scegliere il dj inglese Andrew Weatherall come produttore dopo il successo di Screamadelica dei Primal Scream. Insieme nel 1993 hanno creato Morning dove white, un album straordinario che mescola malinconia country con dub ed elettronica. Pur avendo lavorato con chiunque, dai Massive Attack a Paul Weller, dai Death in Vegas a Pete Doherty, quella di Dot Allison è sempre stata una presenza molto discreta. Nel settimo album solista la cantante riesce finalmente a mettere se stessa al centro della scena, anche se è tutto molto etereo. I versi sembrano emergere appena per poi disfarsi in una nube impalpabile e la strumentazione è così delicata che sembra fatta di goccioline d’acqua. Dopo tante sperimentazioni nel dub, nell’indie e nel krautrock, Allison sembra finalmente aver trovato il suo suono. Se alcuni riferimenti sono ovvi (il folk psichedelico di Vashti Bunyan e di Linda Perhacs) altri sono molto più sottili: dal vecchio doo-wop alla perfezione easy listening dei Carpenters.
Joe Muggs, The arts desk

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Questo articolo è uscito sul numero 1424 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati