Diretto da Maria Schrader, I’m your man è stato uno dei film preferiti dal pubblico all’ultimo festival di Berlino, dove ha vinto il nuovo premio per l’interpretazione senza connotazioni di genere. Ma purtroppo è un po’ deludente, sia per la prevedibilità delle situazioni, sia perché alla fine non funziona a pieno né come commedia né come film di fantascienza. In un prossimo futuro (Berlino in questo senso è una location molto plausibile) Alma (Maren Eggert) è un’archeologa con una vita privata frustrante, che accetta di fare da cavia per un esperimento: dovrà testare un robot dalle sembianze umane programmato per soddisfare ogni sua necessità, emotiva e fisica. E così Alma, benché riluttante, si porta a casa Tom (Dan Stevens). Dopo un inizio difficile e burrascoso, Alma arriva alla conclusione che forse in questo esperimento c’è qualcosa di buono. La storia, mutuata dal romanzo di Ira Levin La fabbrica delle mogli, non è nuova. I’m your man può ricordare Auggie (2019) di Matt Kane e al limite il più ambizioso e impegnativo Ex machina (2014) di Alex Garland. Ma la trama e la recitazione sono troppo generiche, è difficile prenderlo sul serio come film di fantascienza, e non funziona come commedia. Sandra Hüller (Vi presento Toni Erd­mann) interpreta il direttore dell’azienda che produce i robot. Ma forse sarebbe stata una scelta più interessante per il ruolo di Alma. Peter Bradshaw, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1431 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati