Jokha Alharthi (Steven May, Alamy)

Le società cambiano forma, e con loro i romanzi. Una società gerarchica che riponeva fiducia nel matrimonio ha ispirato romanzi che si chiudono con un matrimonio, il cui svolgimento è lasciato delicatamente fuori scena. Una società in cui le donne si scontravano con i limiti della vita domestica ha prodotto romanzi turbolenti che si aprono con un’indagine su questi matrimoni invece di finire con la loro promessa. La notevole versatilità della forma romanzesca è mostrata brillantemente in Corpi celesti di Jokha Alharthi, scrittrice e accademica dell’Oman. È la storia silenziosamente angosciosa di diversi matrimoni infelici. Anche se non è un romanzo tradizionale sull’adulterio femminile, condivide con il genere un’intensa preoccupazione per l’infelice esperienza coniugale delle donne. Le regole e le aspettative inique di una società islamica tradizionalmente patriarcale – il romanzo è in gran parte ambientato in un villaggio omanita – concentrano l’attenzione sul tipo di miseria coniugale che un tempo animava la tradizione letteraria europea. Corpi celesti è un romanzo pieno di storie che abbraccia diverse generazioni, ma al centro ci sono tre sorelle: Mayya, Asma e Khawla. Mayya ha sposato Abdallah, il figlio di un ricco mercante. Asma ha sposato Khalid, un artista ossessionato da se stesso per il quale la moglie ideale è quella disposta a cadere “nell’orbita che lui aveva tracciato, che sarebbe stata sempre lì ma sarebbe anche rimasta sempre appena fuori, senza però voler creare la propria sfera celeste, la propria orbita”. Infine la terza sorella, Khawla che, dopo molti anni di leale pazienza, ha sposato Nasir, il suo amore d’infanzia, la cui idea di matrimonio consiste nel passare la maggior parte del tempo in Canada con un’altra donna, tornando ogni due anni per ingravidare la moglie. Corpi celesti si muove tra le generazioni in modo molto flessibile, spesso nel corso di una sola pagina o addirittura di un paragrafo. Un romanzo che tiene insieme storie e tempi diversi, e drammatizza efficacemente una società che è un miscuglio di antico e nuovo, vecchie tradizioni che si scontrano con ambizioni tutte moderne.

James Wood,
The New Yorker

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Questo articolo è uscito sul numero 1443 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati