Il film di Catherine Corsini ci trasporta nel caos di un ospedale pubblico, la sera di una manifestazione dei gilet gialli. Una notte di tensione negli squallidi corridoi di un sistema sanitario esausto, dove va in scena con brutale onestà un confronto tra mondi, senza ovvie soluzioni. Da una parte Yann (Pio Marmaï), camionista e manifestante ferito a una gamba, dall’altra Raf e Julie (Valeria Bruni Tedeschi e Marina Foïs) una coppia di radical chic in crisi, bloccate lì perché la prima si è rotta un gomito inseguendo la compagna per strada durante una lite. Così la regista s’interroga sul posto della sinistra borghese nel mondo di oggi, e non le fa sconti, ponendo un interrogativo scottante: chi è fuori luogo? Chi si lascia manipolare? Chi soffre davvero, intimamente e socialmente? Nessun teorema, nessuna condiscendenza, né facili sensi di colpa. Solo l’osservazione che l’umanesimo è ancora e sempre un’arte marziale.
Cécile Mury, Télérama

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Questo articolo è uscito sul numero 1451 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati