◆ Per contrastare la crisi climatica e soddisfare il suo fabbisogno energetico, l’Europa potrebbe affidarsi all’energia nucleare. Almeno trenta impianti sono stati chiusi o lo saranno nei prossimi anni. Tenerli in funzione potrebbe essere un’alternativa affidabile e a basse emissioni rispetto ai combustibili fossili, e sarebbe più facile ridurre la dipendenza dalle importazioni di gas dalla Russia. Il Belgio ha già deciso di prolungare la vita delle sue centrali e il Regno Unito ci sta pensando, mentre la Germania ha deciso di non riattivare le sue. Ma il rilancio del nucleare è contestato, scrive Grist, per il rischio di incidenti. Inoltre, l’estrazione di uranio è inquinante e c’è il problema ambientale e sanitario delle scorie. Secondo The Conversation, puntare sulle centrali non ridurrà del tutto la dipendenza da Mosca, che in molti casi fornisce il combustibile per farle funzionare. Ogni tipo di reattore usa un combustibile particolare, e le catene di produzione sono complesse, difficili da modificare.

Il problema è che sostituire il gas con altre fonti non è facile. Rimpiazzarlo con l’eolico, per esempio, potrebbe richiedere decenni. Ai ritmi attuali, ogni anno si aggiungono circa quattordici gigawatt di capacità, mentre ne servirebbero 370. All’inizio di marzo la Commissione europea ha presentato un piano, chiamato RePowerEu, che prevede la diversificazione degli approvvigionamenti di gas, l’accelerazione dei permessi per le fonti rinnovabili e incentivi all’uso dell’idrogeno e del biogas.

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Questo articolo è uscito sul numero 1456 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati