Le suites di Händel sono state trascurate per anni, ma ora continuano a uscirne nuove edizioni su disco. Parlando di quella di Pierre Hantaï (Internazionale 1426) ci sembrava che il suo punto forte fosse la poesia. Per Francesco Corti è il teatro, con un’esecuzione molto ritmica e muscolosa. Lo strumento dal timbro caldo e nobile scelto dal clavicembalista italiano, fedelmente captato dalla produzione, si presta bene a questa prospettiva: le ouverture ruggiscono, i preludi s’infiammano, le variazioni più virtuosistiche e i finali concertanti sono più furiosi come non mai. Costruite maestosamente, le fughe rivelano una ricchezza di carattere e un’articolazione di livello assoluto. La celebre passacaglia in sol minore è sempre malinconica e le variazioni della quinta suite, quelle note come Il fabbro armonioso, hanno raramente avuto la stessa freschezza infantile. L’album raccoglie le otto grandi suite del 1720. Aspettando che Corti ci porti anche quelle del 1733, qui abbiamo una nuova edizione di riferimento per le prime.
Luca Dupont-Spirio,
Diapason

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Questo articolo è uscito sul numero 1458 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati