Il terzo album del musicista scozzese Hudson Mohawke, come del resto i suoi primi due, è una raccolta roboante di composizioni elettroniche ricche di mutazioni trap e suoni aggressivi. Stavolta il suo obiettivo è scrivere una colonna sonora per la fine dei tempi. Cry sugar presenta archi grandiosi e cori gospel inseriti in ritmi spezzati. L’estatica Intentions è un ottimo esempio di questo stile, con un riff scintillante di sintetizzatore e la parte cantata che dice: “Sto solo cercando la libertà quando chiamo il tuo nome”. La divertente Bicstan è una fusione di hardcore felice e acido e Is it supposed è un’epopea rave guidata dal pianoforte. Altrove ci sono miscele frizzanti di rap e pop (Come a little closer) e strane sperimentazioni (KPIPE). Una musica di questo genere è sicuramente più efficace dentro un club, ma perfino i brani più astratti di Cry sugar hanno un forte impatto emotivo.
Paul Simpson, Allmusic

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Questo articolo è uscito sul numero 1474 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati