“Quando ero piccolo non pensavo di avere grandi prospettive per il futuro”, racconta il fotografo lettone Ivars Gravlejs. “Nel 1990, dopo la fine del comunismo, mia madre aveva quarant’anni e non riusciva a trovare un lavoro perché era considerata troppo vecchia. Intorno a me vedevo tanta concorrenza e materialismo”. Un giorno però insieme al cugino, Gravlejs trovò la macchina fotografica del nonno. All’epoca aveva cinque anni: “I materiali per lo sviluppo e le stampe costavano poco, potevamo sperimentare”.

Si avvicinò così alla fotografia e qualche anno dopo, quando ne aveva undici, cominciò quello che divenne il suo primo progetto intitolato Early works. Gravlejs stesso lo definisce un lavoro di ribellione, fatto per scappare dalla noia: “Avevo spesso la nausea prima di andare a scuola a causa dell’umiliazione che provavo davanti ai miei insegnanti. L’unico modo per sopravvivere era fare qualcosa di creativo. Così decisi di scattare foto e girare film”.

Il progetto vuole essere un’opera satirica contro il mondo degli adulti e delle sue regole. È diviso in otto capitoli, in cui sono mescolati gli autoritratti di Gravlejs, le foto scattate ai suoi amici, agli insegnanti e agli ambienti scolastici. In molte è visibile la lavorazione artigianale e domestica che seguiva Gravlejs (dai segni sulle stampe alla grana delle immagini), ma ci si accorge subito anche della sua precoce abilità e voglia di sperimentare.

Dal capitolo Fight, 1992 - 1993.
“Grazie alla mia macchina fotografica ho conquistato l’attenzione dei miei compagni di classe. Davanti all’obiettivo tutti si comportavano in modo diverso”
Dal capitolo Fight, 1992 - 1993.
“Grazie alla mia macchina fotografica ho conquistato l’attenzione dei miei compagni di classe. Davanti all’obiettivo tutti si comportavano in modo diverso”.

“Ci sono esercizi più ortodossi (come le esposizioni multiple) e quelli selvaggiamente non convenzionali (filmati di incendi appiccati sui banchi degli insegnanti, sedie scagliate in giro)”, racconta Gravlejs. Nella sezione Scream flash sono raccolte le foto scattate a sorpresa ai nuovi arrivati, mentre in Fight i ragazzi fanno finta di picchiarsi davanti alla macchina fotografica: “Spesso i più forti cominciavano a infastidire i più deboli. Ma capitava anche il contrario, solo per i pochi secondi in cui facevo la foto. Era come un gioco di combattimento. Erano consapevoli dell’importanza della fotografia e volevano che le loro manifestazioni di forza fisica fossero documentate”. In un’altra sezione ci sono le immagini in cui Gravlejs interpreta vari ruoli, come un uomo ubriaco o mentre finge di compiere un atto terroristico su dei binari ferroviari.

Early works è diventato un libro nel 2015, pubblicato dalla casa editrice Mack. ◆

Dal capitolo Scream and flash, 1995.
“Durante la cerimonia di benvenuto non ufficiale per i nuovi arrivati mi nascondevo nella cantina, l’ultima stanza del percorso. Era tutto buio. Appena mi davano il segnale, con la luce illuminavo la persona davanti a me e la fotografavo”.
Dal capitolo Scream and flash, 1995.
“Durante la cerimonia di benvenuto non ufficiale per i nuovi arrivati mi nascondevo nella cantina, l’ultima stanza del percorso. Era tutto buio. Appena mi davano il segnale, con la luce illuminavo la persona davanti a me e la fotografavo”.
Dal capitolo Fight, 1992-1993
Dal capitolo My teachers: l’insegnante di geografia
Dal capitolo My teachers: l’insegnante di lingua russa
Dal capitolo My teachers: l’insegnante di educazione tecnica
Da sapere
Il festival

◆ Il progetto Early works è esposto a Savignano sul Rubicone, in Emilia-Romagna, al festival di fotografia Si Fest, giunto alla trentunesima edizione. Diretto per la prima volta dal fotografo Alex Majoli, quest’anno il festival è dedicato alla scuola, come spazio e istituzione. Le mostre sono state allestite all’interno degli istituti scolastici e sono associate a varie materie. Tra gli altri fotografi e fotografe esposti ci sono Chiara Fossati, Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin, Duane Michals, Jim Goldberg, Lalla Essaydi e Kevin Claiborne. Le mostre si possono visitare il 17 e il 18 settembre e l’1 e il 2 ottobre.


Ivars Gravlejs è un fotografo lettone nato nel 1979. Vive e lavora a Praga, nella Repubblica Ceca. Attualmente insegna fotografia in Lettonia e nella Repubblica Ceca.

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Questo articolo è uscito sul numero 1479 di Internazionale, a pagina 72. Compra questo numero | Abbonati