◆ Il 28 settembre 2022 l’uragano Ian, accompagnato da venti fino a 240 chilometri all’ora, si è abbattuto sulla costa sudoccidentale della Florida. Il vento non è stato però l’unico elemento distruttivo dell’uragano. Anche l’acqua ha avuto un ruolo importante, sotto forma di mareggiate, piogge torrenziali e alluvioni.

Le immagini in alto, scattate dal satellite Terra della Nasa il 22 settembre e il 1 ottobre, prima e dopo il passaggio dell’uragano, mostrano il rimescolamento delle acque marine. Una grande chiazza di colore chiaro, dovuta ai sedimenti sollevati dall’uragano, è visibile al largo della Florida nella foto più recente. Le acque con sfumature verdi e marroni vicino alla riva sono invece dovute probabilmente a sedimenti trasportati dai fiumi e da altri canali di deflusso sulla terraferma.

Anche nell’immagine in alto, scattata prima della tempesta, si notano delle acque di colore più chiaro, soprattutto intorno all’arcipelago delle Bahamas. Queste non sono dovute tanto a sedimenti sospesi quanto alla luce solare riflessa da distese di alghe, fondali sabbiosi e barriere coralline.

Il bilancio del passaggio dell’uragano Ian sul sudest degli Stati Uniti è di 132 vittime: 126 in Florida, cinque in North Carolina e una in Virginia. Una settimana dopo l’arrivo dell’uragano, uno dei più potenti nella storia recente degli Stati Uniti, centinaia di migliaia di case erano ancora senza elettricità in Florida. Secondo le stime, i danni ammontano a più di cinquanta miliardi di dollari e per la ricostruzione ci vorranno mesi. In precedenza l’uragano aveva causato cinque vittime e gravi danni anche a Cuba.–Nasa

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Questo articolo è uscito sul numero 1482 di Internazionale, a pagina 107. Compra questo numero | Abbonati