Nel 2017 la Sony aveva pubblicato tutte le sedute di registrazione delle variazioni Goldberg di Glenn Gould del 1955. Ora, per celebrare i quarant’anni dalla morte del pianista, dedica un box di 11 cd al re­make del 1981. Scopriamo che Gould registrava le variazioni in sequenza, ma a volte ne lasciava qualcuna da parte, oppure tornava a quelle già finite per una correzione o per rifarle completamente. Voleva ottenere un’unità strutturale che mancava al suo disco del 1955 (e aveva scelto tutti i tempi con un calcolo matematico) e una dinamica sempre coerente. Mentre di solito il pianista canadese usava lo studio come un laboratorio per sperimentare diverse soluzioni, qui sapeva chiaramente dall’inizio cosa voleva ottenere. Di conseguenza i diversi take non gli servivano per creare nuove interpretazioni, ma solo per perfezionarle. C’è anche un sontuoso libretto di 216 pagine, che contiene la documentazione di tutte le sedute, molte foto e gli spartiti, pieni dei segni spesso illeggibili del pianista. Ovviamente Gould avrebbe detestato questo album, visto il suo rigoroso controllo di tutti gli aspetti del contatto con il pubblico. Ma è interessantissimo notare la sua costante serietà e l’accuratezza della sua analisi dei risultati. È il documento inestimabile del lavoro di un pianista iconico che rivede la sua interpretazione più celebre nel suo ambiente preferito. Jed Distler, ClassicsToday

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Questo articolo è uscito sul numero 1483 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati