In un momento di forte preoccupazione per il futuro della democrazia, la repressione delle proteste in Iran e Birmania ci ricorda quanto sia difficile opporsi ai regimi autoritari. Eppure in Sudan e Venezuela le tattiche degli attivisti democratici dimostrano che le transizioni pacifiche sono non solo possibili, ma forse inevitabili. Dall’estero si fanno pressioni su entrambi i paesi perché ripristinino un sistema inclusivo basato sullo stato di diritto. Il raggiungimento di questo obiettivo potrebbe dipendere da un elemento che i due paesi hanno in comune: l’impegno degli attivisti a seguire un percorso nonviolento.

Sudan e Venezuela affrontano crisi simili: sono amministrati da governi contestati alle prese con emergenze economiche e umanitarie. Secondo il Programma alimentare mondiale, in Sudan 8,3 milioni di persone soffrono la fame. In Venezuela i dati delle Nazioni Unite indicano che il 95 per cento della popolazione vive in condizioni di povertà estrema e quasi 7 milioni di persone hanno lasciato il paese dal 2014. In entrambi i casi le autorità hanno risposto alle proteste con violenze e arresti. La comunità internazionale sperava che isolando i due regimi avrebbe potuto forzare un cambiamento, ma è sempre più evidente che questa strategia non ha funzionato. In piena crisi energetica, gli Stati Uniti e altri governi hanno tutto l’interesse a ristabilire i rapporti con due paesi produttori di petrolio. E loro hanno lasciato intendere di essere pronti a trattare. Questa apertura però potrebbe non dipendere tanto dagli incentivi internazionali, quanto dalla consapevolezza che l’intimidazione non ha stroncato le aspirazioni a una società più giusta. In Sudan i carri armati della giunta si trovano di fronte un concetto di resistenza nonviolenta chiamato silmiya, che il regista sudanese Mohamed K ha definito “atmosfera dell’amore”.

Secondo la studiosa di Harvard Erica Chenoweth, le campagne nonviolente hanno dieci volte più probabilità di avere successo, perché compattano la società intorno a valori condivisi, rafforzano i moderati e tolgono ai regimi repressivi il pretesto per usare la violenza contro i loro cittadini. Se a livello mondiale l’autoritarismo sembra in crescita, i popoli del Sudan e del Venezuela ci stanno dimostrando che la lotta pacifica contro un regime violento può creare un precedente per lo stato di diritto, la libertà e l’uguaglianza. Il processo in sé riflette l’obiettivo finale. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1483 di Internazionale, a pagina 21. Compra questo numero | Abbonati