“Lingua maledetta, crepa,

non hai il diritto di fare qui poesiole da giullare

spuntando untosa dalle schiene dei corpi accatastati nelle fosse

o lasciati a decomporsi per strada,

rivoltati da cani abbandonati,

le tasche squillano di telefoni scarichi,

lingua, sei stata tu a ordinare la fucilazione,

tu a legare le mani,

tu a balbettare e muggire ritmicamente

mentre strappavano la tenera pelle dei bambini,

sei tu la traditrice,

perché ti intrufoli in me ogni giorno,

vai via, non rivangare,

scompari,

restituiscimi le chiavi di me stessa, i miei beni,

sei tu la stupratrice,

sederai sul banco degli imputati,

e quando ti porteranno a essere giustiziata,

ti trascineranno a essere squartata,

non vacillerò, non piangerò,

non mi girerò nemmeno, lingua.

Senza di te, non ci sono più.

Alexandra Petrova è una poeta e scrittrice russa nata nel 1964. Nel 2016 ha ricevuto il premio Andrej Belyj per il suo primo romanzo, Appendix, ambientato in parte a Roma, dove vive dal 1998. Questo testo inedito, scritto a luglio, è stato tradotto dall’autrice.

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Questo articolo è uscito sul numero 1483 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati