Alle prese con una grave carenza mondiale di semiconduttori e processori, la scorsa primavera è apparso evidente a tutti quanto questi prodotti siano fondamentali per la fabbricazione di qualunque oggetto, dalle lavastoviglie alle automobili. Negli Stati Uniti l’amministrazione guidata dal presidente Joe Biden aveva stanziato 52 miliardi di dollari d’incentivi per l’apertura di nuove fabbriche di processori, come quella che la Intel sta costruendo nell’Ohio. Tuttavia, oggi il mondo rischia di trovarsi con un eccesso di offerta rispetto alla domanda, spiega l’Economist. A settembre la Micron, un produttore di processori, ha registrato un calo delle vendite trimestrali del 20 per cento. L’Amd ha ridotto del 16 per cento le sue previsioni di vendita. L’Intel sta pensando di ridurre i dipendenti in seguito al peggioramento dei conti. “Da luglio”, aggiunge il settimanale, “i trenta principali produttori di processori statunitensi hanno ridotto il loro fatturato complessivo previsto per il terzo trimestre del 2022 da 99 miliardi di dollari a 88 miliardi. Quest’anno il valore di borsa delle maggiori aziende del settore è stato superiore ai 1.500 miliardi di dollari”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1484 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati