Il fatto che le autorità cinesi all’inizio del 2020 abbiano insabbiato e nascosto le notizie sull’epidemia di covid-19 è ben documentato, ma ora un’inchiesta del New York Times spiega fino a che punto sia arrivato il controllo delle informazioni sul virus. “Sotto la pressione del governo, gli scienziati cinesi hanno nascosto dati, ritirato sequenze genetiche da database pubblici e alterato dettagli cruciali nelle pubblicazioni internazionali”, scuotendo le fondamenta del sapere scientifico condiviso. I direttori di quelle pubblicazioni hanno favorito la censura accettando, senza ricevere spiegazioni soddisfacenti, le correzioni. “In genere le riviste scientifiche non ritirano facilmente gli articoli pubblicati, ma quelle che puntano a vendere abbonamenti in Cina o a pubblicare studi cinesi spesso si piegano alle richieste del governo di Pechino”, spiega Ivan Oransky, cofondatore del blog Retraction Watch. Inoltre, organismi come l’Organizzazione mondiale della sanità hanno dato credito a informazioni e cronologie degli eventi poco accurate. Il risultato, continua il quotidiano statunitense, è che i politici e gli scienziati sono rimasti a corto di informazioni nel momento in cui ne avevano più bisogno.

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Questo articolo è uscito sul numero 1509 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati