◆ L’11 maggio il governo statunitense ha annunciato un piano per ridurre le emissioni di anidride carbonica delle centrali a gas e a carbone a partire dal 2030. Se le nuove regole entreranno in vigore, le centrali più inquinanti dovranno catturare il carbonio emesso e stoccarlo sulla terraferma o in mare usando le tecnologie Ccs (carbon capture and storage). L’obiettivo dell’Epa, l’agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente, non è chiudere le centrali alimentate da combustibili fossili, ma spingerle a inquinare meno. Spetterà quindi agli operatori a livello locale decidere se interrompere le attività degli impianti o adottare le tecnologie Ccs.

Secondo la rivista Nature, gli operatori dovranno affrontare un dilemma economico. È sempre più difficile, infatti, competere con la riduzione dei costi dell’energia prodotta con il solare e l’eolico. Potrebbero diminuire, però, anche i costi delle tecnologie Ccs, facilitando il loro uso nei settori in cui è complicato rinunciare ai combustibili fossili, come l’industria del cemento, dell’acciaio e dei prodotti chimici. Anche il settimanale tedesco Der Spiegel si sofferma sulle tecnologie Ccs, che finora hanno avuto un ruolo limitato in Germania, sia per i costi eccessivi sia perché una parte dell’opinione pubblica è contraria allo stoccaggio del carbonio. Intanto, però, altri paesi – tra cui Belgio, Danimarca, Francia, Norvegia, Paesi Bassi e Regno Unito – hanno avviato dei progetti Ccs nel mare del Nord.

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Questo articolo è uscito sul numero 1512 di Internazionale, a pagina 104. Compra questo numero | Abbonati