Solitaria, geniale, ribelle, musa: una moltitudine di Emily Brontë affolla l’immaginario collettivo. Gentile, crudele, dagli occhi blu, grigi o nocciola. Il fatto che su di lei non ci sia consenso diventa liberatorio per il promettente film d’esordio dell’attrice, scrittrice e regista Frances O’Connor. La sua Emily è piacevolmente irriverente. Basandosi sui pochi documenti storici ha costruito un ritratto ideale. I fondamentalisti obietteranno, ma a partire da una serie di contrapposizioni – natura e cultura, realismo e romanticismo, dovere e libertà – O’Connor dà vita al mito di Emily suggerendo che questo genio strano e isolato è nato grazie alle sue contraddizioni, e non malgrado loro.
Manohla Dargis, The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1517 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati