Gli autori sono specializzati in documentari su atleti e avventurieri che hanno spinto al limite il concetto di sopravvivenza umana. Coerentemente, anche nel loro primo lungometraggio hanno adattato l’autobiografia di Diana Nyad, una nuotatrice sulla lunga distanza che passati i sessant’anni decide di tentare la traversata da Cuba alla Florida, sostenuta dall’amica e allenatrice Bonnie Stoll. La storia è abbastanza avvincente e gli interpreti (non solo Annette Bening e Jodie Foster, ma anche l’affidabile Rhys Ifans) sono all’altezza. Però viene da pensare che, per quanto forse difficile da realizzare, Nyad sarebbe stato uno splendido documentario.
David Sims, The Atlantic

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Questo articolo è uscito sul numero 1538 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati