Julian Barnes (Roberto Ricciuti, Getty)

Il narratore del nuovo romanzo di Julian Barnes è Neil, un uomo di mezza età pronto ad assicurarci che il libro non parlerà di lui. Per la maggior parte dei narratori in prima persona questa di solito è una bugia, ma a parte qualche notizia su di lui – faceva l’attore e ha tre figli da donne diverse – non ne sappiamo molto di più. Il romanzo in realtà parla di Elizabeth Finch, la docente di un corso che Neil aveva frequentato una ventina d’anni prima. EF, così è nota tra i suoi studenti, è una donna poco appariscente dotata di “una voce calma, chiara e arricchita da decenni di fumo”. Ma per quanto riguarda il carattere, dice Neil, “è la persona più adulta che abbia mai conosciuto: ci obbligava, semplicemente con il suo esempio, a cercare dentro di noi un centro di serietà”. Viviamo in tempi seri: guardate le notizie. Ma viviamo anche in tempi poco seri: guardate tutto il resto, dai social network alla nostra classe politica. EF dà la colpa di tutto questo, con estrema originalità, alla diffusione del cristianesimo centinaia di anni fa. Per lei e per il suo eroe, l’imperatore romano Giuliano l’Apostata, il successo di questa religione basata su un essere solo rispetto alle molteplici divinità del paganesimo è stato un disastro da cui il mondo non si è ancora ripreso. La parte centrale del romanzo è un saggio di cinquanta pagine che Neil ha scritto su Giuliano l’Apostata e dimostra che, almeno come saggista, Neil non è Julian Barnes. Elizabeth Finch può essere una lettura più complicata rispetto ad altri libri di Barnes, ma dà tanto su cui riflettere; è un libro d’altri tempi, un romanzo di idee, e non tanto verboso, ma anzi stimolante, in cui quasi nessuna frase è priva di un suo valore nutritivo. È ben visibile la tensione in Barnes tra fatti storici e il tipo diverso di verità richiesta da un romanzo. “L’artificio non è incompatibile con la verità”, dice EF ai suoi studenti. Quindi è un romanzo o un saggio sotto mentite spoglie? Come diceva John Cheever: “Non ci chiediamo mai se è un romanzo, ma piuttosto se è interessante”. Elizabeth Finch sicuramente passa l’esame. Ricorderò la figura di EF a lungo, quando la maggior parte dei personaggi letterari incontrati quest’anno andranno piano piano dissolvendosi. John Self, The Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1545 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati