Dopo le primarie repubblicane nel New Hamp­shire la corsa alla nomination presidenziale, appena cominciata, sembra già decisa. Una maggioranza significativa degli elettori conservatori vuole concedere un’altra possibilità a Donald Trump, nonostante il suo ruolo nella pericolosa contestazione del risultato delle elezioni del 2020. Quello che un tempo era il partito dell’ordine pubblico oggi si prostra davanti a un uomo che infrange la legge. I processi a carico di Trump hanno accentuato il legame dei sostenitori con un politico che uno spot elettorale definisce “un dono di Dio”. Questa cecità condanna al fallimento la candidatura dell’ex governatrice della South Carolina Nikki Haley, anche se i sondaggi indicano che otterrebbe una vittoria schiacciante contro Joe Biden il prossimo 5 novembre.

Nel 2020 Biden aveva promesso di fare da “ponte” verso una nuova generazione di leader democratici, ma ha scelto di ricandidarsi, convinto di poter vincere di nuovo. Questa ostinazione è una pessima notizia, per gli Stati Uniti e per il resto del mondo. La critica principale rivolta a Biden riguarda la sua età, all’origine dei momenti di stanchezza che gli avversari presentano come sintomi di declino senile. Ma Trump, che compirà 78 anni a giugno, non può presentarsi come una giovane alternativa.

Questo e le sentenze giudiziarie che attendono Trump – i suoi avvocati cercheranno di rinviarle a dopo il voto, quando un’eventuale vittoria lo metterebbe di nuovo al di sopra della legge – renderanno la campagna elettorale imminente una delle più strane nella storia degli Stati Uniti. Il risultato delle elezioni si annuncia estremamente incerto, anche perché il candidato repubblicano sembra determinato a non accettare un verdetto negativo delle urne, e una massa sempre più consistente di elettori conservatori pensa di aver bisogno di un leader pronto a infrangere le regole per il bene del paese. Una campagna elettorale dovrebbe essere l’occasione per una battaglia di idee. Le sfide sono molte, a cominciare dal clima, di cui l’ex presidente non parla mai. Ma se le cose rimarranno invariate, gli elettori degli Stati Uniti dovranno constatare la fine del “sogno americano”. A novembre si troveranno a scegliere tra un candidato che denuncia una catastrofe immaginaria e un altro che mette in guardia dal rischio di una crisi della democrazia. Questa purtroppo effettivamente alimentata dalle polemiche di Donald Trump. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1547 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati