Il primo verso di Wanting and waiting, il singolo di lancio del primo disco dei Black Crowes in 15 anni, è praticamente uguale a quello di Jealous again, una delle loro canzoni più famose. Il modo in cui i fan reagiranno a questa e ad altre somiglianze determinerà probabilmente il tono dell’accoglienza al nuovo album della band statunitense guidata dai litigiosi fratelli Robinson. Alcuni saranno entusiasti, altri accuseranno il gruppo di concedersi alla nostalgia facile. I Black Crowes nel 2024 navigano in un panorama musicale che è cambiato molto rispetto al loro precedente album in studio, Before the frost… until the freeze del 2009. Non devono confrontarsi con nuove declinazioni del rock, ma con il mondo di TikTok e delle canzoni ridotte a frammenti di pochi secondi. In Happiness bastards il gruppo paga ancora una volta il suo grande debito nei confronti dei Rolling Stones. In Dirty cold sun e Bleed it dry, per esempio, il cantante Chris Robinson imita un po’ Mick Jagger. Ma non è un plagio. È il riconoscimento che i corvi neri sono i tedofori di una razza in via di estinzione. E, tutto sommato, Happiness bastards ci dà dieci buone ragioni per credere che il rock sia ancora molto lontano dal cimitero.
Michael Elliott, PopMatters

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Questo articolo è uscito sul numero 1554 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati