Più di 230 milioni di bambine, ragazze e donne nel mondo hanno subìto mutilazioni genitali per motivi culturali o religiosi. Sono trenta milioni in più rispetto al 2016, denuncia l’Unicef. Nonostante sia considerata una violazione dei diritti umani, questa usanza è ancora comune in Africa subsahariana, Medio Oriente e Asia, ed è praticata clandestinamente anche in Nordamerica e in Europa. In Somalia il 99 per cento delle donne ha subìto l’asportazione parziale o totale dei genitali esterni. In alcuni paesi i numeri sono in calo grazie alle leggi e alle campagne educative: la proporzione di donne tra i 15 e i 19 anni escisse è scesa dall’82 al 39 per cento in Burkina Faso e dal 95 al 61 per cento in Sierra Leone. Nonostante ciò, scrive il New York Times, l’Unicef stima che per raggiungere l’obiettivo di eradicare completamente questa pratica entro il 2030, il calo dovrebbe essere 27 volte più rapido. I paesi dove la mutilazione è più diffusa sono anche quelli con la più alta crescita demografica.

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Questo articolo è uscito sul numero 1554 di Internazionale, a pagina 97. Compra questo numero | Abbonati