Dopo la Francia e l’Uruguay, anche la Corea del Sud sta preparando delle misure contro i servizi di streaming musicale. Secondo la stampa coreana, il governo di Seoul ha annunciato l’introduzione del Platform competition promotion act, una riforma che prevede “regole severe” per sanzionare quello che l’esecutivo ha definito il “comportamento monopolistico” delle aziende tecnologiche. Fin dall’inizio ci si aspettava che la legge penalizzasse aziende come Meta, Google e Apple, oltre a quelle nazionali come Naver e Kakao. Tuttavia il 7 marzo il presidente della commissione governativa che ha introdotto la legge, Han Ki-jeong, ha segnalato che la norma potrebbe avere un impatto anche sui servizi di streaming musicale, che si sono “infiltrati profondamente nella vita delle persone”. Va detto che il mercato dello streaming in Corea del Sud è molto diverso da quello occidentale. Spotify, per esempio, è stato introdotto nel paese solo tre anni fa ed è disponibile unicamente nella versione a pagamento. Quello sud­coreano non è l’unico caso in cui Spotify si trova ad affrontare le misure di un governo determinato a limitare i suoi profitti. A gennaio il governo francese ha annunciato di voler imporre una tassa a tutti i servizi di streaming musicale. Spotify si è detta contraria a una tassa nazionale e la settimana scorsa, in risposta alla misura dell’Eliseo, ha annunciato un aumento dei prezzi degli abbonamenti.
Dylan Smith,
Digital Music News

Seoul, gennaio 2024 (SeongJoon Cho, Getty)

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Questo articolo è uscito sul numero 1554 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati