Challengers è una versione stravagante e sexy del Racconto del cavaliere di Chaucer. Modernizzata: due uomini che duellano non con le spade ma con le racchette; e l’oggetto del loro desiderio non è una gentile fanciulla, ma una superstar del tennis, costretta al ritiro da un infortunio, amareggiata anche dalla consapevolezza che avrebbe potuto batterli entrambi. Quando, in un flash-back, Tashi (Zendaya) dice alla coppia di amici Patrick (Josh O’Connor) e Art (Mike Faist), due novellini abbastanza impresentabili che pendono dalle sue labbra, che il tennis è come “una relazione”, sembra un po’ un cliché. Ma ogni seducente inquadratura del film di Luca Guadagnino dimostra che è un cliché contro il quale siamo completamente indifesi. Challengers è un film intossicante. Guadagnino è un moderno maestro del desiderio. I suoi film suonano come una provocazione. Ma non perché cerca di disturbare il senso comune. Perché è capace di entrare nel cuore degli spettatori e stimolarlo nel profondo. Zendaya è quasi regale eppure, quando la sua ipersicurezza vacilla, si trasforma in qualcosa di brutale. Faist e O’Connor giocano sottilmente con i rispettivi personaggi. Tutti e tre insieme finiscono per dar vita a una guerra psicologica. È il film sportivo più avvincente degli ultimi anni.
Clarisse Loughrey, The Independent

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Questo articolo è uscito sul numero 1560 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati