Il 10 e l’11 dicembre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è comparso in tribunale a Tel Aviv nel quadro di un processo per corruzione cominciato nel maggio 2020, ma sospeso da più di un anno a causa della guerra nella Striscia di Gaza. Netanyahu deve difendersi da tre diverse accuse, che ha respinto definendole “un oceano di assurdità”, tra cui quella di aver accettato dei beni di lusso in cambio di favori politici e, in due casi, di aver cercato di negoziare un trattamento a lui più favorevole con i proprietari di due importanti mezzi d’informazione israeliani. Gli oppositori di Netanyahu accusano il primo ministro di aver prolungato la guerra a Gaza – rimandando un accordo per un cessate il fuoco – pur di mantenere il potere, scrive Al Jazeera. L’11 dicembre l’esercito israeliano ha lanciato nuovi bombardamenti su Gaza, uccidendo più di trenta palestinesi. In particolare ha colpito un edificio residenziale a Beit Lahiya, nel nord, causando la morte di almeno 22 persone, tra cui donne e bambini. Intanto le autorità sanitarie della Striscia hanno avvisato che sessanta pazienti dell’ospedale indonesiano rischiano di morire di fame per la mancanza di acqua e viveri. Dal 7 ottobre 2023 gli attacchi israeliani su Gaza hanno causato almeno 44.786 morti tra i palestinesi, ha fatto sapere il ministero della salute di Hamas.
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Questo articolo è uscito sul numero 1593 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati