Neal Stephenson è famoso per i suoi romanzi cyberpunk e per il fatto che i libri sono tomi di almeno seicento pagine. Polostan fa eccezione. Non solo è un romanzo storico privo di elementi fantastici o fantascientifici, ma è anche relativamente breve. Ambientato tra gli anni venti e trenta del novecento, segue le vicende di Dawn Rae Bjomberg, nata negli Stati Uniti da padre russo (comunista) e madre americana, e cresciuta tra i due paesi. Quando si stabilisce definitivamente in Russia prima finisce in un ospedale psichiatrico e poi è sospettata di essere una spia. Il titolo del romanzo viene da una battuta sulla creazione di una squadra femminile di polo, uno sport praticato dai ricchi ma nato nel mondo militare, perfetto per cominciare a parlare di lotta di classe. Anche se sta in piedi da solo ed è un bellissimo romanzo d’avventura, Polostan è la prima parte di una nuova serie, Bomb light, e c’è da scommettere che l’autore, con i prossimi volumi, accumulerà un numero di pagine e di elementi fantascientifici in linea con i suoi standard. The Guardian
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Questo articolo è uscito sul numero 1597 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati