Forse nessun altro attore in attività è sconcertante, a volte irritante, quanto Sean Penn. Fuori dallo schermo non perde occasione per esprimere i suoi giudizi moraleggianti praticamente su ogni cosa. Sullo schermo tuttavia è spesso eccezionale. Come in questo brutale dramma sul lavoro logorante, alienante e grondante di sangue dei paramedici che operano nei servizi di emergenza per le strade di New York. Penn è Gene Rutkovsky, un duro che indossa il suo machismo come difesa contro il crollo interiore. È il mentore del novellino Ollie (Sheridan), il vero protagonista, che ahimè è così stereotipato da non riservare grandi sorprese. Il regista francese Sauvaire scaraventa tutto sullo schermo (inclusi degli allarmanti atteggiamenti reazionari). Forse un film solo su Rutkovsky avrebbe avuto più senso.
Kevin Maher, The Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1598 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati