La grande manifestazione e i blocchi stradali del 24 gennaio a Belgrado, culmine di una mobilitazione contro il regime del presidente Aleksandar Vučić che va avanti da tre mesi, hanno dato un importante risultato. Il 28 gennaio si è infatti dimesso il primo ministro serbo Miloš Vučević. Le proteste sono scoppiate dopo il crollo, il 1 novembre 2024, di una pensilina nella stazione della città di Novi Sad, in cui sono morte 15 persone. I manifestanti, in gran parte studenti, accusano il governo di corruzione e chiedono la nascita di un sistema democratico basato sullo stato di diritto. Vučić, intanto, si difende accusando i giovani di essere sostenuti dall’estero. “Forse in passato può essere stato così”, scrive Vreme, “ma oggi è Vučić a essere sostenuto da Washington, Berlino e Parigi e considerato un fattore di stabilità. La democrazia, le istituzioni e la libertà non interessano all’occidente, anzi sono un ostacolo agli accordi con Belgrado”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1599 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati