Nella notte tra il 2 e il 3 marzo No other land ha vinto l’Oscar per il miglior documentario. In un momento in cui il conflitto israelo-palestinese attraversa una delle sue fasi più tragiche, questa vittoria dà un po’ di speranza. Forse non tutto è perduto. La produzione norvegese-palestinese ha coinvolto quattro autori e registi israeliani e palestinesi: Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor e Hamdan Ballal. Adra e Abraham sono anche i protagonisti del film. Sono tutti e due giornalisti e scrivono per il sito indipendente Sikha Mekomit (la versione in inglese è +972 Magazine), che è anche l’unica piattaforma su cui gli israeliani possono guardare il documentario dopo lo scandalo provocato dal discorso di Abraham al festival internazionale del cinema di Berlino, un anno fa.
Israele non vuole che le persone guardino No other land, perché altrimenti scoprirebbero l’esistenza degli abitanti di Masafer Yatta, un insieme di villaggi nelle colline a sud di Hebron, in Cisgiordania, costretti a combattere contro i tentativi di espulsione da quando l’esercito israeliano ha dichiarato l’area una zona di addestramento militare e la corte suprema ha confermato la decisione. Il documentario racconta la storia di persone alle prese con l’oppressione, gli abusi delle autorità israeliane, le aggressioni dei militari e la violenza dei coloni. È tutto ciò che le autorità israeliane vogliono tenere nascosto e che l’opinione pubblica fa finta di non vedere.
Il discorso degli autori del documentario agli Oscar descrive l’unica alternativa per garantire una vita dignitosa a due popoli che non hanno un’altra terra: “Quando guardo Basel, vedo mio fratello. Ma non siamo uguali. Viviamo in un regime in cui io sono libero e sottoposto alle legge civile, mentre Basel subisce una legge militare che distrugge vite umane e su cui non ha nessun controllo”, ha detto l’israeliano Abraham. Poi ha subito aggiunto: “Esiste una strada diversa, una soluzione politica libera dalla supremazia etnica, con diritti nazionali per entrambi i nostri popoli. Non capite che il nostro paese sarà completamente sicuro solo quando quello di Basel sarà completamente libero? Non capite che siamo legati gli uni agli altri? Che il mio popolo può essere davvero sicuro solo se quello di Basel sarà davvero sicuro e libero?”. Gli israeliani dovrebbero guardare il documentario e rendersi conto che la creazione di uno stato palestinese garantirebbe a entrambi i popoli gli stessi diritti. ◆ as
Questo articolo è uscito sul quotidiano israeliano Haaretz.
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Questo articolo è uscito sul numero 1604 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati