Il nuovo album dell’eclettica artista norvegese Jenny Hval è musica sull’assenza e sulla sintonizzazione. Hval riflette sui primi mesi del lockdown, quando i concerti e i club densi di fumo sono spariti dalla sua vita in un attimo. Questa specie di distacco – da una pratica, da un luogo, dal corpo – è presente ovunque in Iris silver mist, un lavoro glaciale e contemplativo, vicino a Laurie Anderson e a Vespertine di Björk. L’assenza di musica causata dalla pandemia è compensata da un elemento sensoriale diverso: il profumo, che come scrive Tom Robbins è l’essenza atavica che attiva una “coscienza floreale”. Qui fragranze e musica s’incontrano: come i profumi si diffondono in particelle, la musica si frammenta nell’aria facendo evaporare e condensare le canzoni tra di loro. Le idiosincrasie e le particolarità della musicista sono sempre presenti mentre si avventura in nuovi spazi sonori. Se per lo più si parla di distanza, dall’arte e dai suoi cari, Iris silver mist è anche un risveglio attraverso un’esperienza inebriante, sensuale e poliedrica.
Karly Quadros, Paste Magazine

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Questo articolo è uscito sul numero 1613 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati