1. I peccatori
Il virtuosismo che Ryan Coogler mostra nel dirigere Michael B. Jordan nel doppio ruolo di due gemelli è pari soltanto all’audacia concettuale di questo dramma ambientato nel Mississippi del 1932 e incentrato sull’essenza del blues e sulla potenza della musica: emotiva, culturale, politica, economica e perfino metafisica. Coogler mescola uno sfondo sociale dettagliato – la violenza dell’epoca delle leggi Jim Crow – con un romanticismo irrefrenabile.

2. The mastermind
Ambientando la storia di un furto e delle sue conseguenze nel 1970, tra le proteste contro la guerra in Vietnam e i tentativi di Nixon di reprimere il dissenso, Kelly Reichardt estrapola un piano criminale dal banale regno del profitto per dargli la dignità di una rivolta esistenziale goffa e disperata.

3. L’agente segreto
La pressione sfiancante della persecuzione politica da parte di un regime autoritario è solo la premessa usata da Kleber Mendonça Filho per un dramma ampio, turbolento, propulsivo e ferocemente morale. La storia è ambientata nel 1977, quando il Brasile era governato da una dittatura militare. Wagner Moura infonde un controllo teso e un dinamismo premuroso nel ruolo di uno scienziato costretto a nascondersi dalle minacce legali ed extra legali.

4. La trama fenicia
Con grande fantasia, Wes Anderson affronta la vita politica attraverso un mix di conflitti reali e astrazioni filosofiche, e segue la spinta verso estremi distanti descrivendo la modernizzazione industriale e la grande imprenditoria internazionale con la lente dello spionaggio, dell’imperialismo e della rivolta, oltre che alla luce dei conflitti familiari. Il suo è uno dei molti film di quest’anno in cui il legame padre-figlia è il motore della storia.

5. Hedda
Nia DaCosta sovraccarica Hedda Gabler di Ibsen. Nel suo adattamento l’azione si svolge nell’Inghilterra degli anni cinquanta, Hedda (Tessa Thompson) è nera e lo studioso che era il suo ex amante è una donna (Nina Hoss). DaCosta, giustamente, ritiene che Ibsen sia abbastanza vasto da aprire possibilità drammatiche e culturali che vanno ben oltre la sua contemporaneità.

6. Pomeriggi di solitudine
Negli anni il documentario è diventato un cliché sempre bisognoso di
re-immaginazione. Pochi cineasti riescono nell’impresa in modo così completo come lo spagnolo Albert Serra, soprattutto con un soggetto a cui serve una forma di osservazione particolarmente cauta: la corrida.

Hedda (Amazon MGM Studios)

7.1 Highest 2 Lowest
Il remake di Anatomia di un rapimento di Akira Kurosawa, firmato da Spike Lee, è meglio dell’originale: elimina l’aspetto procedurale e regala alla storia un flusso provocatorio di politica culturale. Denzel Washington è un produttore musicale che deve pagare il riscatto per il figlio di un amico e così viene trascinato nelle profondità del mondo dell’hip-hop, che prima promuoveva ma che ora disprezza. L’universo cinematico di Lee si espande in una nuova, inconsueta area.

7.2 Ma vie ma gueule
Per il suo ultimo film, Sophie Fillières, consapevole di essere vicina alla morte già durante le riprese, è arrivata alla fine di un percorso che seguiva da tempo. Le inibizioni e le idiosincrasie su cui aveva costruito i suoi protagonisti in oltre vent’anni di sceneggiatura e regia qui si allargano fino a raggiungere l’avventura trascendentale.

8. L’uomo nel bosco
Alain Guiraudie costruisce un thriller erotico che è anche un giallo atipico. Un fornaio sulla trentina torna in un piccolo paese per il funerale del suo mentore, uomo di cui era segretamente innamorato, ed è accolto in casa dalla vedova. Quando il figlio della donna scompare, il fornaio è guardato con crescente sospetto. Guiraudie rivela un paese che trabocca di passione soffocata immerso nel mistero e nella meraviglia della vita in campagna.

9. Una battaglia dopo l’altra
La lucidità e la franchezza della premessa del film di Paul Thomas Anderson – la rivoluzione è un mito emozionante ma catastrofico, mentre l’organizzazione delle comunità è noiosa ma utile – costituiscono la lettera rubata di quest’anno: troppo ovvie per essere accettate, soprattutto da chi condivide il mito o lo denuncia come realtà. Gran parte del film è un pasticcio tonale, con buffonate indiscriminate e temi gettati a caso tra scene e momenti di immensa forza. Le grandiose scene d’azione sono bilanciate da osservazioni accurate e irresistibili.

10. Marty supreme
Dramma violento, febbrile, romantico e bizzarro, ispirato alla vita del campione di ping-pong Marty Reisman. Diretto da Josh Safdie (che ha scritto la sceneggiatura insieme a Ronald Bronstein), il film narra una serie di avventure cariche di tensione che sfidano la logica e la prudenza esattamente come fa Marty, alla ricerca dell’eccitazione e dell’esperienza profonda, riempiendo nel frattempo lo schermo con una carrellata acre di personaggi sfrontati e ostinati pronti a dare battaglia.

La città proibita (Piper Film)

11. Nouvelle vague+ Blue moon
Il dittico accidentale di Richard Linklater, incentrato su due artisti – Jean-Luc Godard in ascesa e Lorenz Hart sul viale del tramonto – presenta stili drammatici contrastanti che suggeriscono i poli opposti ed estremi della biografia cinematografica.

12. Eephus
Per il suo lungometraggio d’esordio, Carson Lund sviluppa un’idea audace raccontando una singola partita di baseball dal momento in cui i giocatori si avvicinano al terreno di gioco a quello in cui se ne allontanano. Lund mantiene l’azione inchiodata al luogo. Dipinge un ritratto di gruppo puntinistico, descrivendo nel frattempo l’azione sportiva con un occhio singolarmente analitico eppure soggettivo.

13. Peter Hujar’s day
Partendo dalla straordinaria ma limitata premessa del tentativo di ricostruire un’intervista del 1974 della scrittrice Linda Rosenkrantz con il fotografo Peter Hujar, Ira Sachs sviluppa un ritratto potente e vivido di un’epoca e di un mezzo espressivo.

14. Invention
In un anno di film sul rapporto padre-figlia è rinfrancante vedere questa dinamica dal punto di vista della donna, affilato e amplificato dal misto tra finzione e realtà. Il film è una creazione di Courtney Stephens, regista, e Callie Hernandez, autrice e interprete del personaggio di Carrie Fernandez. Carrie visita una cittadina del Massachusetts per recuperare le ceneri del padre e finisce coinvolta nei misteri economici, sociali e soprannaturali che circondano una dubbia invenzione medica che l’uomo aveva cercato di commercializzare.

15. The fishing place
Il regista indipendente Rob Tregenza, per la seconda volta impegnato a girare in Norvegia, analizza la storia del paese in un dramma ambientato nel corso dell’occupazione nazista durante la seconda guerra mondiale. Una donna norvegese, assunta come domestica per un prete tedesco in esilio, si trova intrappolata tra fedeltà contrastanti e manovre dalla posta in gioco altissima.

I peccatori (Warner Bros)

16. This woman
Il film d’esordio di Alan Zhang mescola finzione e realtà nella storia melodrammatica di una giovane agente immobiliare di Pechino, Beibei, che ha bisogno di soldi e compie azioni sempre più disperate per procurarseli. Poi la pandemia congela la sua vita. Con immagini fredde ma appassionate, dialoghi schietti e intervalli sotto forma di interviste, Zhang descrive in profondità i problemi contingenti dei personaggi causati dalle pressioni imposte dalla società cinese.

17. L’impero
In crescita continua da più di dieci anni, Bruno Dumont porta l’epica locale a dimensioni cosmiche in una parodia di Star wars ambientata nella selvaggia costa settentrionale della Francia.

18. Fogo do vento
Il primo lungometraggio della portoghese Marta Mateus è ambientato in una vigna dove i braccianti, rifugiati tra gli alberi, raccontano le difficoltà e le privazioni che hanno sofferto. Il cast include attori non professionisti del posto.

19. On becoming a Guinea fowl
La britannica di origini zambiane Rungano Nyoni ambienta questo dramma a Lusaka, capitale dello Zambia, dove una ragazza, t0rnata a casa dall’Europa per una visita familiare, s’imbatte nel cadavere dello zio che alcune parenti accusavano di molestie. La protagonista scopre con disgusto la diffusa predazione sessuale, protetta dalle istituzioni patriarcali e da un codice del silenzio.

20. If I had legs I’d kick you
Mary Bronstein esprime la rabbia repressa con il tono e lo stile distintivi del suo primo film, Yeast. Nella storia di una madre la cui figlia malata ha bisogno di attenzioni eccezionali e il cui marito è assente per lunghi periodi, Bronstein scopre nuovi modi per comporre primi piani, allestire crisi emotive e – in un’intensa identificazione visiva con la protagonista (Rose Byrne) – considerare le virtù più calme della ragione e della lungimiranza. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1645 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati