Il 30 giugno, durante un incontro alle Nazioni Unite, l’importante accordo che doveva limitare le conseguenze negative dei voli aerei sul clima è stato molto indebolito. Si è infatti deciso che le compagnie aeree potranno rinviare, probabilmente per anni, la compensazione delle loro emissioni.

Quattro anni fa 191 stati avevano trovato un accordo per contrastare la rapida crescita dell’impronta di carbonio del trasporto aereo chiedendo al settore di piantare nuovi alberi e di finanziare altri progetti per compensare l’aumento delle emissioni tra il 2020 e il 2035.

chiara dattola

Con la pandemia di covid-19 le compagnie aeree, alle prese con il crollo del 55 per cento dei voli rispetto al 2019 e la drastica riduzione dei ricavi, hanno chiesto di cambiare le regole. La decisione, approvata dal consiglio dell’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (Icao) delle Nazioni Unite, permetterà alle compagnie aeree di rinviare i programmi di compensazione a dopo il 2027, sostiene Annie Petsonk dell’Environmental defense fund di Washington. E rischia di scatenare la reazione dei passeggeri che hanno a cuore l’ambiente: “Le compagnie lungimiranti dovrebbero preoccuparsi del clima e capire che, se per risollevarsi dal covid-19 non mettono al centro del loro modello di business la riduzione delle emissioni, il settore rischia grosso”, avverte Petsonk.

Base di riferimento

La modifica delle regole poggia su un dettaglio apparentemente oscuro, cioè l’anno di riferimento su cui basarsi per misurare l’aumento delle emissioni e stabilire l’entità delle compensazioni: prima della pandemia, per il 2020 si prevedeva un aumento del 4 per cento di passeggeri. Il riferimento concordato era la media delle emissioni del 2019 e del 2020, ma siccome quest’anno i voli e le emissioni sono meno del previsto, ipotizzando un ritorno alla situazione precedente alla pandemia, le compagnie aeree avrebbero dovuto compensare di più, visto che il livello di base da cui partire per calcolare le compensazioni sarebbe stato molto basso. Per evitarlo il settore ha chiesto che l’aumento si calcoli basandosi solo sul 2019, anno in cui le emissioni erano molto più alte. Per l’International air transport association (Iata), la decisione farà risparmiare all’industria 18 miliardi di dollari.

Le conseguenze per la crisi climatica, invece, dipendono dalla velocità con cui le compagnie aeree si riprenderanno dalla pandemia. Ipotizzando diversi scenari di ripresa, l’Istituto di ecologia applicata in Germania stima che in base alle nuove regole è verosimile che le compagnie non dovranno compensare niente tra il 2021 e il 2023, e forse addirittura fino al 2027. Nel complesso, quindi, il ritocco dell’anno di riferimento potrebbe ridurre le compensazioni anche del 75 per cento.

Da sapere
Le emissioni degli aerei
Milioni di tonnellate di CO2  (Fonte: Iata, New Scientist)

Se per la Iata molte compagnie aeree rischiano di non potersi permettere costi di compensazione superiori viste le difficoltà, Petsonk ricorda che, grazie al meccanismo di flessibilità insito nelle stesse regole di compensazione, prima del 2024 dovranno pagare poco di più.

Del resto il sistema aveva dei limiti anche prima della pandemia, perché nel breve termine non affronta le emissioni esistenti degli aerei, che sono circa il 2 per cento del totale. Il settore sta cercando di ridurle passando ai biocarburanti e a motori più efficienti.

In ogni caso, il test più importante sulla decisione sarà il giudizio dei passeggeri preoccupati per l’ambiente. ◆ sdf

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Questo articolo è uscito sul numero 1366 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati