Sono una prozia di 52 anni e ieri mi sono trovata a discutere con mia nipote, madre trentottenne, di quanto siano violenti e inappropriati i videogiochi a cui giocano i suoi figli. Ma ci siamo dimenticati che noi siamo cresciuti con personaggi che per qualcuno potevano essere inappropriati, come donne robot che usavano le tette come missili (Mazinga Z), guardie reali transgender a Versailles (Lady Oscar) o perfino bande di ladri per cui facevamo il tifo (Lupin III e Occhi di gatto)? –Zia Laura

Ambarabà ciccì coccò è la filastrocca che i bambini usano dalla notte dei tempi per fare la conta. Tempo fa mi sono trovato a discutere del testo con due amici, perché non eravamo d’accordo su che c’era sul comò: civette, galline o addirittura scimmiette. “Forse però”, ha detto a un certo punto uno di loro, “più che sul tipo di animale, dovremmo concentrarci sul fatto che la figlia del dottore ci faceva sesso insieme”. Nessuno di noi tre si era mai reso conto di quanto fosse inappropriato il testo della conta. “Ecco perché il dottore si è ammalato, gli sarà preso un colpo a sapere che la figlia se la faceva con tre civette!”. Dopo sono andato a cercare l’origine della filastrocca per capire da dove venisse. Ho scoperto che la scorsa estate è girata molto online la teoria che il testo originale fosse “tre civette sul comò che facevano timore alla figlia del dottore”. Che questo sia vero o no, dobbiamo augurarci che, come succede da sempre con le civette sul comò, quando i bambini e le bambine si divertono il significato letterale passi un po’ in secondo piano.
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Questo articolo è uscito sul numero 1598 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati