Peter Fitzek è il re della Germania. Ha 54 anni e sfoggia un codino e una mascella quadrata da terrorista di un film anni ottanta o forse da istruttore di karate, cosa che è stato davvero. Il suo regno emette passaporti, ha una moneta e un sistema sanitario, e vanta più di 1.300 sudditi, alcuni dei quali abitano in un vasto complesso di Wittenberg, una cittadina un centinaio di chilometri a sudovest di Berlino. Ma soprattutto è accompagnato nella sua ascesa da una donna che i tabloid definiscono la sua regina: Annett Ullmann, modella e cameriera. Una bruna che alle udienze del processo sfoggiava camicie di seta color lavanda.
Quando incontra i giornalisti Fitzek si porta dietro un faldone di documenti legali che avvalorano la sua rivendicazione al trono. Il faldone è meno voluminoso del mucchio di carte alto un metro che si trascina di solito in tribunale, dov’è finito per eccesso di velocità e possesso illegale di nunchaku, l’arma usata anche nelle arti marziali. Registra le conversazioni con i giornalisti: ha preso quest’abitudine dopo che una troupe di comici l’ha affrontato nella hall di un albergo di Francoforte, e lui ha finito per scatenare una rissa. Sul suo microfono c’è un adesivo: dice che è di proprietà di uno dei suoi seguaci. Peter ce l’ha attaccato per evitare che il microfono sia sequestrato dal fisco tedesco, intenzionato a risarcire certi suoi ex leali sudditi che lo accusano di appropriazione indebita per più di un milione e 300mila euro.
Se gli metti davanti un registratore, il re non finisce più di parlare. Racconta di quella volta che ha guarito con l’imposizione delle mani una sua ex, violentata da bambina dai satanisti. Sostiene che una consorteria di élite tenebrose, tra cui qualche Rockefeller e degli ebrei ortodossi, ha diffuso il covid-19 per far crescere i profitti delle case farmaceutiche e costringere i tedeschi ad accettare di farsi impiantare dei chip dotati di biosensori. Racconta di quella volta che un cecchino ha sparato contro la sua macchina mentre guidava in autostrada, ma l’intervento divino ha fatto in modo che il proiettile si limitasse a scheggiare il parabrezza.
I sudditi di re Peter sono seguaci del movimento dei Reichsbürger, i “cittadini del Reich”. Secondo loro la Germania non esiste: l’odierna Repubblica federale tedesca sarebbe un’azienda a responsabilità limitata controllata dagli alleati che hanno vinto la seconda guerra mondiale (e, a sentire i più antisemiti, dalla famiglia Rothschild). I Reichsbürger si stampano da soli i passaporti, rifiutano di pagare le tasse e affollano i tribunali.
Al pari del loro cugino statunitense, il QAnon (un gruppo di estrema destra secondo il quale lo “stato profondo” di Washington starebbe tramando contro Donald Trump), sono prodotti dell’era digitale dell’irrazionalità. I Reichsbürger sono indottrinati da talk-show che si trovano su YouTube, come quelli condotti da Jo Conrad, secondo cui la Germania è in mano ai massoni, agli uomini-lucertola e a sette che uccidono i bambini. I seguaci tengono le loro manifestazioni davanti al parlamento tedesco, che si dice sia difeso da un cannone laser. Nel 2018 l’intelligence ha identificato circa 19mila Reichsbürger: quasi il doppio delle stime pubblicate due anni prima. Ma probabilmente sono molti di più.
Il momento giusto
Fitzek è un leader nato. Il suo ottimismo si basa su una logica vantaggiosa: secondo lui, ogni causa vinta dimostra la solidità dei suoi argomenti, ogni causa persa dimostra che il sistema tedesco è corrotto. E quando dice queste cose, si diverte al punto che ti passa la voglia di rovinargli il piacere ricordandogli che le autorità lo hanno messo in prigione per evasione fiscale e gli hanno confiscato i soldi, i beni e perfino il pianoforte. Lui si è battuto in tribunale e sui mezzi d’informazione pur di difendere il suo tesoro.
Nel 2008, mentre in Europa c’era la crisi economica, Fitzek capì che era arrivato il suo momento. Fin da prima della riunificazione tedesca era stato un perdente. Nato nel 1965 in quella che ancora era la Germania Est, era un ragazzo introverso, senza amici, con un padre alcolista e una madre che lo obbligava a finire sempre quello che aveva nel piatto, anche se gli veniva da vomitare. Voleva fare l’insegnante, ma a scuola andava male, così fece il cuoco. Poi si sposò ed ebbe due figli; cominciò a insegnare karate e trovò lavoro in un videonoleggio. Nel 1991, un risparmiatore dei dintorni di Stoccarda, nella ricca Germania Ovest, lo convinse ad avviare con lui un’azienda di slot machine. Ma poi il socio sfruttò le sue conoscenze della legge tedesca per appropriarsi dell’azienda. E così Fitzek si ritrovò a essere uno dei tanti Ossi, i tedeschi dell’est, poveri e un po’ ingenui dopo quasi cinquant’anni di regime comunista, fatti fessi da un Wessi, uno dell’ovest. Un anno dopo si separò dalla moglie.
Nei primi anni duemila Fitzek si trovò in un momento difficile e cominciò a leggere. Divorava testi esoterici, di magia nera, diceva di avere visioni di angeli e demoni. Studiò anche molti testi di diritto, accumulando quella che alcuni avvocati definiscono una conoscenza sorprendentemente vasta del sistema legale. E s’imbatté in una nuova idea che lo aiutava a dare senso a tutti i suoi fallimenti: l’esistenza della Germania era illegittima.
Un segreto esplosivo
Il pioniere del movimento dei Reichsbürger fu Wolfgang Ebel, un tedesco dell’est che lavorava a ovest. Nel 1985 Ebel informò l’ambasciata degli Stati Uniti e il suo comune di residenza che un non meglio identificato signor Kowalski, un presunto diplomatico statunitense, gli aveva confidato un segreto esplosivo: visto che dopo la fine della seconda guerra mondiale la Germania non aveva firmato un trattato di pace formale con gli alleati, la costituzione in vigore era ancora quella del 1919. Per questo Ebel si proclamò cancelliere dell’unico stato tedesco esistente. “Le sue attività denotano sintomi di malattia mentale”, si legge nei rapporti dei servizi segreti della Stasi.
La caduta del muro di Berlino diede nuovo slancio al delirio di Ebel. Ora sosteneva che i veri confini della Germania erano quelli del 1937, e quindi il paese comprendeva anche metà dell’attuale Polonia. Il governo tedesco faceva da facciata per gli interessi finanziari angloamericani ed ebraici.
“A un certo punto ho avuto l’impressione che il movimento si stesse trasformando in una setta”, ricorda l’avvocato Harry Ziegenhagel
Poi arrivò internet, e più tardi la crisi finanziaria. I tedeschi erano arrabbiati per l’andamento dell’economia, ce l’avevano con gli immigrati e con l’Unione europea. L’eurozona traballava e i Reichsbürger (in maggioranza maschi dai 40 anni in su) cominciarono a frequentare un negozio del centro di Wittenberg dove Fitzek si era messo a vendere libri esoterici e a sostenere la sua idea che in Germania fosse possibile un governo alternativo. Stampava tesserini d’iscrizione (quota annuale 120 euro) e accettava “investimenti” in quello che definiva “un libretto dei risparmi”. Secondo le carte processuali, alla fine del 2008 aveva già raccolto 61mila euro. Ma aveva anche cominciato a studiare una magia di tipo diverso, cioè la moneta, e a proporre le coloratissime banconote del suo Engelgeld, il “denaro degli angeli”, una valuta ancorata all’euro. Tra i tagli disponibili, anche una banconota da 7, un numero a cui attribuiva un significato profondo.
Una volta attirati investimenti e interesse, Fitzek decise di dar vita alla NeuDeutschland, la “nuova Germania”, un paese che esiste soprattutto nella sua mente e su YouTube. In un video postato sul suo canale apostrofa i tedeschi con queste parole: “Mandate i vostri figli in istituzioni che li addestrano a diventare schiavi. I sistemi che usate vi fanno comportare da schiavi. Ma l’avete scelto voi”.
I soldi continuavano ad arrivare. Nel 2009 raccolse quasi 40mila euro, un quinto dei quali servì a rimettere in piedi un capannone sgangherato nei sobborghi di Wittenberg. L’anno seguente la raccolta superò i 180mila euro e nel 2011 raggiunse gli 852mila. Ora che aveva migliaia di seguaci, Peter si era fatto dare un mutuo da 650mila euro per comprare un’altra vecchia fabbrica da ristrutturare, anche se quel progetto non sarebbe mai andato in porto. Gli operai erano retribuiti con una paga oraria di 4 euro più 4 Engelgeld, riscattabili presso lo spaccio di panini con la salsiccia. Nel 2012 acquistò una proprietà ancora più estesa, un ospedale abbandonato che un giorno avrebbe potuto ospitare migliaia di persone.
I seguaci di Peter erano un gruppo eterogeneo: tra i solitari e i perdenti, c’era anche qualche solido professionista, come l’avvocato Harry Ziegenhagel. L’uomo entrò in contatto con il movimento nel 2021, quando ormai contava più di tremila aderenti: colletti bianchi come lui, ma anche madri nubili, qualche nero e perfino un uomo di sinistra, il direttore di un teatro di Berlino. Alcuni vivevano nel primo complesso abitativo che Peter aveva comprato. Ziegenhagel decise di vendere il suo studio e di trasferirsi nella vecchia fabbrica, diventando così l’unico avvocato di NeuDeutschland, al cui servizio mise le sue preziose competenze professionali. Quando l’autista di Fitzek si licenziò, Harry Ziegenhagel ne prese il posto.
All’inizio la vita quotidiana a Reinsdorf era facile e si adattava quasi a tutti. “Erano persone”, ricorda Ziegenhagel, “che non avevano trovato posto nella società, che avevano avuto un’infanzia difficile”. Molti vedevano nel movimento un sostituto della famiglia, tutta unita attorno a un padre: Peter Fitzek. Via via che la popolazione cresceva, l’ambiente si faceva più strutturato. Fitzek introdusse orari di lavoro quotidiani: i suoi seguaci versavano cemento, ridipingevano i muri, piantavano l’orto e costruivano i set per i suoi video su YouTube. Avevano paura a concedersi una pausa per fumare, visto che Peter disapprova il tabagismo. Lui, essendo il capo, si teneva al riparo dai disagi: abitava in un appartamento del centro città. “A un certo punto”, ricorda Ziegenhagel, “ho avuto l’impressione che il movimento si stesse trasformando in una setta”. Effettivamente Fitzek diventava sempre più istrionico e violento. Una volta in tribunale strattonò un’usciera per un braccio e poi scappò, salvo poi tornare a chiederle scusa con una rosa in mano. Un’altra volta prese a pugni l’insegnante del figlio. Nel luglio del 2012 diede due schiaffi in faccia alla figlia.
Dopo quell’episodio, Ziegenhagel capì che era ora di andarsene. Ma a sentire Fitzek, la tesi dell’avvocato è solo l’opinione di uno “che siamo stati contenti di veder andare via”. Ci fu un esodo di seguaci, che però venivano rimpiazzati grazie a YouTube, dato che i video di Peter ottenevano regolarmente più di 15mila visualizzazioni e il sito del movimento li propinava in modo mirato proprio ai tedeschi più inclini a trasferirsi a Wittenberg: gente che apprezzava le teorie del complotto, spinta verso le posizioni dei Reichsbürger da altri esponenti del movimento che comparivano nei video. Tra questi un certo Conrad, che online aveva seguito e proponeva libri sugli alieni e sui pericoli dei vaccini. Nel frattempo Fitzek coltivava ambizioni ancor più grandi per la NeuDeutschland. L’intenzione era di provocare il governo federale e conquistare nuovi seguaci. Ci voleva qualcosa di forte. Ci voleva un regno.
L’incoronazione
Il 16 settembre 2012, Fitzek era in piedi in fondo a un salone per ricevimenti e cincischiava con il suo mantello di falso ermellino in attesa di diventare il primo reale incoronato sul suolo tedesco dal 1888, anno dell’ascesa al trono di Guglielmo II. “È giunto il momento di fondare il nuovo stato”, annunciò Thomas Bach, maestro di cerimonie. “In alto i cuori, mentre attendiamo i sovrani”. A quel punto, Bach picchiò il suo bastone sulla pedana e mentre dagli altoparlanti usciva Così parlò Zarathustra di Richard Strauss, re Peter s’incamminò verso il palco tra una selva di flash dei telefonini. Poi, leggendo da una pergamena, proclamò la nascita di “una patria libera per il popolo tedesco dopo più di sessant’anni”.
La trovata funzionò. La stampa diede notizia dell’incoronazione e i giornalisti cominciarono ad arrivare nella piccola Wittenberg da tutta la Germania. La rivista online Vice inviò una troupe. Fitzek si crogiolava in tutte queste attenzioni. Quando il cronista del quotidiano Die Welt gli fece una domanda sulla sua infanzia, si vantò di aver raggiunto la pubertà a sei anni. “Ma le è spuntata anche la barba?”. “No. Però questo qui funzionava già”, rispose Fitzek indicandosi il basso ventre. Cominciò a guidare una Bmw, finanziata dalla tesoreria del regno, con targa del regno e patente rilasciata dal regno. La polizia lo fermò sette volte in cinque mesi per eccesso di velocità, ma lui obiettava che essendo un sovrano non doveva rispettare il codice della strada. Poi trasformò i suoi “libretti di risparmio” in uno strumento più formale, denominato Königliche Reichsbank, qualcosa come “banca sovrana reale”. Nel 2013 la banca aveva già raccolto più di due milioni di euro.
Nell’aprile di quell’anno, però, le autorità di regolamentazione finanziaria ottennero un mandato di perquisizione per i complessi edilizi del regno e accusarono Peter di gestire una banca illegale; tuttavia nella sua cassaforte fu trovato solo qualche centinaio di euro. Lui reagì annunciando l’intenzione di aprire, in una strada molto frequentata di Wittenberg, una banca con tanto di pavimenti in marmo e finiture in oro. Promise anche un ritorno del 9 per cento sugli eventuali investimenti. Anche se il governo tedesco lo aveva diffidato dall’accettare i depositi, Peter fece lo stesso la cerimonia per il taglio del nastro.
Nel maggio seguente, le autorità di regolamentazione vietarono le attività bancarie di Peter e ordinarono di rimborsare i correntisti.
Nel 2014 gran parte dei conti era ancora sospesa e i clienti si lamentavano. Allora il governo assunse un avvocato esperto di fallimenti, Stefan Oppermann, per liquidare i saldi attivi della banca e recuperare più di un milione di euro.
Per Fitzek quello era l’ennesimo segno che il governo tedesco aveva paura di lui. Disse ai correntisti di avere pazienza: in fondo partecipavano a un progetto ambizioso. Uno di loro, il programmatore informatico Richard Gantz, aveva investito nel regno ben 431mila euro: i risparmi di una vita.
Nel tentativo di sequestrare dei contanti, la polizia fece irruzione in tre proprietà di Fitzek. Sempre nel 2014 Fitzek conobbe la donna che sarebbe stata definita “la sua regina”. Annett Ullmann aveva trent’anni, faceva la modella e l’aspirante attrice ma al suo attivo aveva solo un portfolio e qualche comparsata in tv. Partecipò a uno dei seminari sulla “potenza del pensiero” organizzati da Fitzek e basati su un cofanetto di quattro dvd. Probabilmente Ullmann aveva in comune con Fitzek il fiuto per l’autopromozione. Alla fine del seminario i due cominciarono a frequentarsi.
Qualche settimana dopo Oppermann e una squadra della polizia con il passamontagna presero d’assalto la banca sperando di sequestrare del denaro. Mentre gli agenti facevano irruzione, Fitzek suonava il pianoforte nell’ingresso. In quattro giorni la squadra di Oppermann trovò venti casseforti, tutte vuote. Tra tutti i beni di proprietà del regno, gli articoli più degni di nota erano dei paramenti da sacerdote e qualche cassetta porno. Ben presto, Oppermann concluse che Fitzek aveva speso gran parte dei soldi per i viaggi, la Bmw e le proprietà immobiliari. Il resto era scomparso, probabilmente riciclato.
Per il momento il numero dei sudditi del regno di Fitzek è fermo intorno a 1.300. Con tutto quello che ha da offrire, dice il sovrano, sono pochi
La reazione
Chiaramente Berlino aveva un problema, e non era solo Fitzek. Almeno, la sua ala del movimento dei Reichsbürger aveva tendenze pacifiste, e il reato più grave di cui lui era sospettato era di truffare i suoi seguaci. Altri invece si stavano facendo pericolosi. Nel land Brandeburgo una mattina i funzionari entrando al lavoro trovarono la cartuccia del toner del fax esaurita, mentre sul pavimento erano sparpagliate centinaia di copie di un manifesto. Nello stesso momento un ente dello stato di Washington riceveva centinaia di comunicazioni secondo cui le autorità federali, dalla cancelliera Angela Merkel in giù, erano insolventi per debiti che andavano da 27mila e 250 dollari a 500mila miliardi di dollari. I troll del movimento usarono quelle comunicazioni per ingaggiare delle aziende maltesi di recupero crediti, il che in teoria obbligava le loro vittime a comparire nei tribunali di Malta.
Quando la polizia fece un giro di vite contro il movimento, non era preparata alla furiosa reazione che ci fu. Nell’agosto del 2016 Adrian Ursache, un ex Mister Germania riciclatosi come teorico di punta dei Reichsbürger, aprì il fuoco contro i poliziotti che cercavano di sfrattarlo dallo “stato di Ur”, una nazione che consisteva in una casa con giardino sul retro. Prima di essere arrestato, ferì un agente. Due mesi dopo, in Baviera, uno dei protetti di Ursache di nome Wolfgang Plan sparò contro gli agenti venuti a sequestrare le 31 armi da fuoco che nascondeva. Un poliziotto rimase ucciso e due rimasero feriti prima che Plan fosse finalmente arrestato. Plan si era radicalizzato a forza di guardare migliaia di video su YouTube, comprese le farneticazioni di Fitzek.
Baci in tribunale
Per la polizia fu più facile arrestare il re. Lo stesso mese dell’irruzione nello “stato di Ur” andò a Reinsdorf e arrestò Fitzek in base a una sfilza di accuse tra cui la gestione illegale di una banca e appropriazione indebita. Il 20 ottobre, quando cominciò il processo, Ullmann era presente in aula e Fitzek mandava baci nella sua direzione. A marzo arrivò la sentenza: una condanna a tre anni e otto mesi di carcere. Il re della Nuova Germania si trasferiva in una prigione di quella vecchia.
La polizia non trovò mai i soldi. Come ipotizzato da Oppermann, il grosso era finito in altri paesi. I beni di proprietà di Fitzek furono così affidati a Oppermann, che avviò la liquidazione.
Nel maggio del 2017, dopo il processo, dei poliziotti in assetto antisommossa scacciarono decine di residenti da uno dei complessi abitativi. L’arresto del finto re non era bastato a scuotere la fede dei seguaci, la maggior parte di loro era rimasta a Reinsdorf.
◆ 1965 Nasce a Halle, in quella che all’epoca era la Germania Est.
◆ 2012 Fonda il Regno di Germania, uno stato autonomo non riconosciuto dalla repubblica federale. Fonda anche una banca.
◆ 2016 Viene arrestato per appropriazione indebita: sarà rilasciato nel 2018.
Intanto, in carcere, Fitzek meditava, faceva ginnastica e scriveva libri. Nell’aprile 2018 una corte d’appello ribaltò la sentenza, affermando che le ricevute dei depositi fatti dai sudditi erano formulate come moduli per donazioni, e che alcuni di loro avevano dichiarato sotto giuramento che non si aspettavano di riavere indietro i soldi. Così, quando Fitzek lasciò il tribunale dopo la sospensione formale del procedimento, Ullmann gli corse incontro tra le grida di giubilo dei suoi seguaci. Tornato nel suo regno, si attrezzò per ripristinare l’ordine. Servivano nuovi progetti per riportare sulle prime pagine il suo messaggio e rimpinguare la tesoreria reale.
Ho visitato Wittenberg a settembre del 2019. Calma assoluta. Il regno di Peter è facile da individuare: è in un quartiere tranquillo e verdeggiante, tutto recintato, sopra il quale sventola la bandiera con il sole nascente sovrapposto al tradizionale tricolore tedesco. Fitzek mi ha guidato nella visita. Mi ha accompagnato nella sede centrale, dove gli impiegati vanno a caccia di fonti di guadagno. Hanno aumentato a 390 euro il costo dei test per ottenere la cittadinanza di NeuDeutschland e gestiscono un nuovo piano di assicurazione sanitaria che promuove il benessere attraverso seminari e corsi di yoga. Sono anche riusciti a convincere più di settanta aziende a registrarsi nel regno pagando una quota di 777 euro.
Inoltre, Fitzek vende un E-Mark, un marco digitale che non è tracciato sulla blockchain ma su un foglio di lavoro. Lo si può riscattare al negozio di souvenir. “Facciamo profitti sui cambi dall’euro alla nostra valuta”, ammette il sovrano. Poi visitiamo lo studio televisivo, la Bmw e la sala mensa, dove Fitzek si siede al pianoforte mentre con l’aiuto del mio interprete ispeziono le cucine, pulite come quelle di un ristorante.
Le potenziali reclute sono numerose: la Reichsbürger-mania imperversa. Centinaia di entusiasti hanno ancora armi da fuoco. A Berlino la polizia arresta regolarmente i falsari di documenti d’identità che vendono “passaporti” del regno a cento euro. Ad aprile Fitzek ha tenuto un seminario di due giorni presso un ristorante messicano che, a sentir lui, è ancora aperto perché il proprietario lo ha dichiarato parte del regno, esentandolo anche dalle leggi sul lockdown. L’ideologia dei Reichsbürger si sta infiltrando anche nell’opinione pubblica. Quando ero lì, nel land di Wittenberg, la Sassonia-Anhalt, si tenevano le elezioni, e il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (Afd) ha preso il 27,5 per cento. Pochi giorni dopo il settimanale Welt am Sonntag ha pubblicato una notizia: in un’email Alice Weidel, una dirigente dell’Afd, ripeteva alcuni concetti dei Reichsbürger sull’establishment politico. “Questi porci non sono altro che burattini delle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale e il loro compito è tenere in soggezione il popolo tedesco”. A ottobre le autorità federali apriranno una linea telefonica per avere informazioni “sul terrorismo di estrema destra e sui Reichsbürger”.
In ogni caso, per il momento il numero dei sudditi del regno di Fitzek è fermo a 1.300. Con tutto quello che ha da offrire, dice il sovrano, sono pochi. Quando arriviamo nella sede centrale il suo braccio destro, Marco Ginzel, annuncia la mia visita sul profilo Telegram del regno. Mentre io e il mio interprete aspettiamo il taxi, chiedo a Fitzek notizie sulla regina. Il suo sguardo s’illumina. Tra poco, dice, Ullmann lascerà il suo lavoro di cameriera alla Kartoffelhaus e si trasferirà qui, dove lui la pagherà mille euro al mese per cucinare e aiutarlo a scrivere i libri.
Il grande inganno
Una volta in taxi, decidiamo di cenare prima di rientrare a Berlino. La scelta è scontata: la Kartoffelhaus. Mentre mangiamo le nostre patate, spunta una cameriera. Le chiediamo di parlare con Ullmann, ma ci risponde che oggi non è di turno. Quando le chiedo: “Le dispiace che Ullmann se ne vada?”, ci lancia un’occhiata interrogativa. “Peter ci ha detto che si licenzia per andare a lavorare al regno”, aggiungo. Lei scuote la testa, poi dice: “Nein”. “Ma come, loro due non…?”, provo a chiedere. “È già un anno che hanno rotto”, risponde. Torna dentro, prende un cordless e comincia a parlare gesticolando nella nostra direzione. Poi torna e dice: “Annett è fuori di sé per le affermazioni di Peter”, dice. “Sono solo amici!”.
Il re ha beffato i giudici: si è tenuto i soldi, l’auto e anche il complesso residenziale, almeno fino a quando il nuovo proprietario non sfratterà i residenti. E rivendica la sovranità su più di mille anime. Sono anni che prende in giro tutti. Ma l’impressione, mentre la sera cala su Wittenberg, è che forse stia prendendo in giro se stesso. ◆ ma
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Questo articolo è uscito sul numero 1366 di Internazionale, a pagina 70. Compra questo numero | Abbonati