Si celebrano tanti anniversari, perché non celebrare quello di qualche libro di rilievo? Sono per esempio dieci anni dalla pubblicazione di Saggio sulla negazione (Bollati Boringhieri 2013) di Paolo Virno, professore di filosofia del linguaggio. Si tratta di un’indagine rigorosa ma anche avvincente sul ruolo del connettivo logico non (memorabile l’analisi del Sofista di Platone). La natura umana – dice Virno – è pericolosa e la capacità linguistica di negare ne alimenta la pericolosità disinnescando l’empatia prodotta dai neuroni specchio. Il non cioè, una volta all’opera, pone l’animale umano nella condizione di non riconoscere i propri simili come tali e annientarli o abbandonarli al loro destino. Per esempio, è possibile dire e indurre a dire, mettendo in atto politiche conseguenti, che gli uomini, le donne, i bambini migranti non sono uomini, donne, bambini della nostra stessa pasta, sicché se rompono le scatole guai a loro. Certo, sottolinea Virno, c’è un antidoto altrettanto linguistico, la negazione della negazione, origine della sfera pubblica. Assumendolo, ne deriva un agire politico anticapitalistico, antistatale, che mette a sua volta un non davanti al feroce non uomo, non donna, non bambino e ne contiene gli effetti. Ma attenzione, niente di idilliaco: il non è e resta “l’incarnazione di ostilità, ripulse, proibizioni, esclusioni propriamente umane”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1503 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero | Abbonati