I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.

Il romanzo d’esordio di Andrea De Spirt è come un vaso di cristallo di quelli un po’ vecchi, pieno di ornamenti ma anche sottile e fragile, tanto che un contatto sbagliato rischia di romperlo. Il vaso di De Spirt però contiene un fiore molto bello, anche se ci vuole un po’ di pazienza per poterlo apprezzare. Bisogna prendersi il tempo per leggerlo piano. E una volta arrivati alla fine delle quasi duecento pagine, il fiore si apre e il lettore può apprezzare il suo profumo. Quel profumo, la vera bellezza del romanzo, deriva del fatto che sfida una delle nostre necessità più grandi, cioè creare storie per dare un senso alle nostre vite. De Spirt non dà conforto raccontando un storia in cui tutti i piccoli pezzi, belli e brutti, trovano il loro posto e creano un insieme che ha senso. Anzi, ci ricorda che a volte un senso non si trova. Come dice lui stesso: “Siamo in un cielo senza coordinate”. Fa paura ma allo stesso tempo è incoraggiante. C’è però una nota spiacevole. Il libro è pieno di piccole affermazioni di cultura generale che sarebbe meglio verificare. Quello che De Spirt scrive sulla lingua norvegese, per esempio, è falso. O è fatto apposta (e non se ne capisce il motivo), oppure si tratta di un errore, uno di quei contatti sbagliati che rischiano di rompere il vaso.

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Questo articolo è uscito sul numero 1455 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati