I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.

Si potrebbero dire tante cose del romanzo di Gaia Giovagnoli, Cos’hai nel sangue. In parte è un racconto che parla di un rapporto doloroso tra madre e figlia, una mancanza di comprensione che sembra consumare lentamente entrambe. Ma è anche un romanzo che parla di misteri e superstizioni ancora molto presenti in paesi lontani e isolati ma con ramificazioni che si estendono nelle nostre vite moderne e nel nostro sangue. Infine, è un romanzo giallo che, prima di abbandonarci a queste superstizioni, c’implora di considerare che dietro segnali che alimentano il mistero ci potrebbero essere delle spiegazioni del tutto naturali.

Ma se così fosse, se ci sono spiegazioni logiche dietro tutti quegli aspetti delle nostre vite che non riusciamo a capire, cosa cambierebbe? Se una convinzione si è infilata nelle nostre abitudini fino al punto di farne parte senza che ce ne chiediamo più il perché, se ha già condizionato tutta la nostra esistenza, cambieremmo davvero scoprendo che la premessa della convinzione è falsa?

Dopo aver letto Cos’hai nel sangue mi trovo con tutte queste domande. Il fatto che il romanzo le abbia provocate mi sembra già un valido motivo per leggerlo.

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Questo articolo è uscito sul numero 1456 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati