I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.

Sono settimane che vado in giro con questo librone e la gente mi guarda. “Lo leggi tutto oggi?”. “Stai preparando un esame di giurisprudenza?”. I commenti coloriti non sono mancati. Oga Magoga si fa notare sicuramente perché è enorme. Ma appena si comincia la lettura ci si rende conto che il linguaggio e tutta la percezione della letteratura stessa di Giuseppe Occhiato non c’entrano niente con la scrittura a cui siamo abituati. Non per niente, nella prefazione della nuova edizione del Saggiatore, Andrea Gentile nota l’impatto del mastodontico racconto di Occhiato dopo decenni di “minimalismo radicale”. In concomitanza con Oga Magoga ho letto Stolen focus, in cui il giornalista britannico Johann Hari spiega perché oggi facciamo così tanta fatica a prestare attenzione, come se i nostri cervelli fossero impostati per accettare solo determinati input. Oga Magoga sembra un esempio perfetto di testo difficilmente raggiungibile per i lettori contemporanei. Il contrasto con un tweet è evidente. Però chi accetta la sfida si troverà tra le mani un tesoro che durerà non solo per il tempo che ci vuole a leggerlo, ma per tutta la vita. Oga Magoga è una porta a un altro universo, da noi dimenticato, ma non per questo svanito. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1511 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati