I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese Eva-Kristin Urestad Pedersen.
Divertente, coinvolgente, ma soprattutto originale. Ci sono tante cose che si potrebbero dire del romanzo di Alessandro Canale, La Gran Mamma, però l’originalità per me è probabilmente la caratteristica più eclatante di questa “favola camorrista”. In un mondo in cui spesso sembra che sia la vita dello scrittore o della scrittrice al centro di qualsiasi romanzo, Canale ci porta invece nella Napoli del 1944. Don Calogero Martorio è riuscito, non senza difficoltà, a organizzare la prima cena dopo anni con tutti i capi dei quartieri – una cena che in realtà è un tribunale della camorra che deve decidere la sorte di un giovane delinquente accusato di aver ucciso un mafioso. Peccato che, a metà cena, i camorristi si rendono conto di non poter arrivare a una sentenza perché manca una persona: sono solo sei mentre per arrivare alla decisione finale bisogna essere in sette. Invece di chiamare l’ultimo capo, vecchio e malato, il tribunale decide di sostituirlo con donna Filomena, la moglie di don Calogero. Filomena, però, si rivela presto una donna molto capace. Che altro posso dire? Buona lettura e buon divertimento! Ah, quasi dimenticavo: tutto il romanzo è scritto, ovviamente, in napoletano. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1604 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati