Grande merito alla piccola ma coraggiosa editrice Eris per aver pubblicato il nuovo libro di uno dei talenti più anarchici emersi negli ultimi vent’anni nel fumetto italiano, in questo momento uno dei migliori al mondo. Marco Corona, un virtuoso del segno grafico e dell’uso di strumenti tecnici artigianali tradizionali, spiazza tutti realizzando un fumetto totalmente digitale e puramente concettuale. La strada aperta da Giacomo Nanni, quella di ingrandimenti ripetuti di varie dimensioni che sgranano i colori del retino creando una sorta di leitmotiv grafici, spesso poetici e onirici, sono al servizio di un’interrogazione dallo sguardo obliquo sulla perdita di senso della realtà contemporanea. La dimensione iterativa del fumetto popolare è rielaborata con il tema della casa abbandonata nel bosco, tipica di fiabe e horror, che diventa un luogo di proliferazione di altri sotto-leitmotiv poetici e grafici che creano come una vertigine di echi. Corona raggiunge anche le suggestioni e la profondità del fumetto popolare statunitense degli anni trenta, quaranta e cinquanta, e si pensa in particolare a un maestro come Roy Crane, inventore della tecnica del double-tone (dove si accostano retini per ottenere diverse sfumature di grigio). Entrambi suggeriscono l’invisibile ed esplorano una sorta di infinito. Perché qui, in questa casa abbandonata, deambulano anche i fantasmi della sperimentazione perduta del fumetto popolare.
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Questo articolo è uscito sul numero 1408 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati