Corto Maltese “recita per un pubblico invisibile”, scriveva Hugo Pratt. Un processo che raggiunge il suo culmine nell’avventura immobile Sirat al bunduqiyyah. Favola di Venezia, dove il personaggio creato dal maestro veneziano si muta in maschera, e dove Venezia diventa il luogo per eccellenza della teatralità al suo stato puro (e lo stesso fa il fumetto). In questo nuovo bello e inatteso Corto Maltese della coppia spagnola che continua l’interpretazione in chiave classica del marinaio, lui entra ed esce dalle rappresentazioni. E lo fa anche quando le rappresentazioni non sembrano tali. Siamo in una grande messinscena dove le apparenze ingannano. In una Berlino del 1924, bella e autunnale, l’oscurità avanza come un blob mostruoso, o come un’ombra alla Nosferatu che dilaga. Adolf Kern, un attore di cabaret che si scoprirà essere comunista, interpreta sul palco un cupo Adolf Hitler, in prigione dopo il fallito colpo di stato di Monaco del novembre 1923. Lo scrittore Joseph Roth accompagna Corto Maltese tra Berlino e Praga, tra teatri e set cinematografici (come l’horror espressionista Bestia triumphans), o ancora tra sette o società segrete, a volte grottesche, altre volte pericolose. Così diventa difficile distinguere la farsa dal dramma. La storia si muove in equilibrio tra questi due fili. Forse proprio come la storia umana. Francesco Boille

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Questo articolo è uscito sul numero 1481 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati