Il debito pubblico italiano è il secondo più alto dell’eurozona, circa il 150 per cento del prodotto interno lordo (pil), eppure è difficile accorgersene davanti alle promesse fatte da molti partiti in vista delle elezioni del 25 settembre. I programmi della coalizione di destra (favorita nei sondaggi), del Partito democratico (Pd) e del Movimento 5 stelle hanno tutti un elemento comune: fanno promesse estremamente costose senza dare nessuna spiegazione su come finanziarle. I mercati, intanto, sono già in allerta, e questo lascia presagire una nuova fase di crisi per i titoli di stato italiani.

Tutto a tutti

Tra le promesse fatte dai vari partiti ci sono importanti tagli alle tasse, aumento di stipendi e pensioni, pensionamenti anticipati, agevolazioni per gli alloggi, sussidi per le bollette e perfino una “dote” di diecimila euro per gli adolescenti, da incassare al compimento della maggiore età. “I partiti hanno deciso che il modo più rapido per guadagnare consensi è promettere tutto a tutti”, sottolinea Roberto Perotti, professore di economia all’università Bocconi di Milano.

Prima delle ultime elezioni politiche, nel 2018, i politici italiani avevano fatto promesse altrettanto generose, ma almeno avevano cercato di ridurre un debito pubblico che, al 132 per cento del pil, era considerato insostenibile. Rispetto ad allora il debito è aumentato di quasi venti punti percentuali, ma ora che le regole di bilancio dell’Unione europea sono state temporaneamente sospese a causa della pandemia nessuno dei grandi schieramenti parla più di contenerlo. “Il debito è sparito dal dibattito. E questo vale per tutti i partiti”, spiega Tim Gwynn Jones, analista della Medley advisors, una società di consulenza specializzata nei mercati finanziari. Anche senza il patto di stabilità dell’Unione europea, secondo Gwynn Jones i mercati imporranno all’Italia un “risveglio amaro” se dopo il 25 settembre i vincitori dovessero provare a mettere in pratica i loro piani. I costi per finanziare il debito dell’Italia stanno già crescendo vertiginosamente a causa dell’inflazione, dell’aumento dei tassi d’interesse e dell’incertezza politica. I dati della società di analisi finanziaria Standard & Poor’s indicano che le scommesse degli investitori contro il mercato dei titoli di stato italiani sono ai massimi dal 2008, prova di una forte inquietudine per il futuro del paese.

Vacanza dalla realtà

Nel programma della coalizione di destra – composta da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, dalla Lega di Matteo Salvini e da Forza Italia di Silvio Berlusconi – c’è la promessa di una riduzione delle tasse “per le famiglie, le aziende e per i liberi professionisti”. Il piano comprende una tassazione forfettaria con un’aliquota per i liberi professionisti con redditi fino a centomila euro e tagli all’iva sull’energia e altri beni primari. Sul fronte della spesa, la coalizione promette di assumere più operatori sanitari, portare gli investimenti nella ricerca in linea con la media dell’Unione europea, facilitare il pensionamento anticipato e aumentare le pensioni minime. I dati dell’agenzia statistica Eurostat indicano che la spesa pensionistica dell’Italia, intorno al 16 per cento del pil, è già al secondo posto tra quelle dei 27 paesi dell’Unione.

La coalizione di destra non ha precisato quali saranno i costi delle sue promesse. Il programma, infatti, non fa alcun riferimento agli effetti che questi costi avranno sul debito o sul deficit di bilancio, arrivato al 7,2 per cento alla fine del 2021.

Secondo Gwynn Jones, durante i 18 mesi in cui il paese è stato guidato dal governo di unità nazionale presieduto da Mario Draghi i partiti si sono presi “una vacanza dalla realtà”, consapevoli che l’Italia poteva contare sulla credibilità dell’ex capo della Banca centrale europea (Bce) e sui programmi di acquisto del debito, che però la Bce sta ridimensionando. “I politici italiani sono convinti che la Bce continuerà a comprare titoli di stato italiani”, sottolinea Gwynn Jones. “È proprio da questo rischio o atteggiamento che mettono in guardia i falchi della Bce”.

Perotti ha calcolato che più di settanta promesse fatte dai partiti conservatori ridurrebbero le entrate e più di cinquanta comporterebbero un aumento della spesa, con un costo complessivo superiore ai cento miliardi di euro. “Anche se dovessero mantenere solo le promesse su tasse e pensioni, esploderebbe una crisi del debito”, spiega.

Sanità
Medici cubani in Calabria

“L’ annuncio è caduto come una bomba nella settimana di ferragosto, durante una campagna elettorale in vista delle elezioni del 25 settembre che i cittadini considerano lontana dalle loro preoccupazioni”, scrive Mariangela Paone sul giornale online spagnolo ElDiario.es. Roberto Occhiuto, presidente della regione Calabria, di Forza Italia, ha reclutato 497 medici cubani per rimediare alla carenza di personale sanitario e garantire il diritto alla cura dei cittadini.

L’accordo firmato il 17 agosto con la Comercializadora de servicios médicos cubanos (Csmc), azienda controllata dal governo dell’Avana, prevede un costo mensile per la regione di 4.700 euro al mese per ogni medico, 1.200 per le spese di mantenimento di ogni professionista e 3.500 da versare alla Csmc. Un primo gruppo dovrebbe arrivare a metà settembre.

“Non è la prima volta che professionisti cubani arrivano in Italia”, prosegue ElDiario.es, “è successo nel 2020, durante la pandemia di covid-19, ma il fatto che questi ingaggi servano per alleviare un problema strutturale ha riaperto il dibattito sulla mancanza di professionisti in Italia, dove il sistema sanitario è in difficoltà, soprattutto in alcune regioni, a causa dei tagli e della cattiva gestione”. Pierino Di Silverio, segretario generale di Anaao assomed, il principale sindacato dei medici, spiega che ogni giorno sette medici lasciano gli ospedali pubblici per lavorare nel settore privato o all’estero. Il giornale spagnolo elenca alcuni numeri sulla cattiva gestione del sistema sanitario in Calabria e nel sud: i malati “emigrano” negli ospedali del centro e del nord, proprio come fanno i medici, e alla Calabria costano trecento milioni di euro all’anno. Nelle regioni meridionali ci sono in media 2,4 posti letto per mille abitanti, contro 3,4 del nord. A Palmi, in provincia di Reggio Calabria, molti residenti hanno restituito il certificato elettorale per denunciare le pessime condizioni del sistema sanitario calabrese.


Giorgia Meloni, che in base ai sondaggi potrebbe diventare la prima presidente del consiglio in Italia, ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters che manterrà una gestione prudente e “responsabile” dei conti pubblici, senza però dare altri dettagli.

Il programma del Pd sembra costoso quanto quello della destra. Comprende la dote per gli adolescenti e un aumento annuo dei salari netti pari a una mensilità, facendo pagare allo stato alcuni contributi che ora sono versati dai lavoratori. Inoltre, il Pd promette aumenti di stipendio per insegnanti e operatori sanitari, tagli alle tasse per i redditi medio-bassi e la cancellazione di una tassa regionale per le aziende (impegni presi anche dal Movimento 5 stelle), oltre all’erogazione gratuita della corrente elettrica per i più poveri e cinquecentomila alloggi popolari nei prossimi dieci anni. Anche il Pd non fa sostanzialmente riferimento alle finanze pubbliche, limitandosi a dichiarare che “l’Unione europea deve lasciarsi alle spalle l’era dell’austerità”.

Favole dimenticate

Francesco Saraceno, professore di economia dell’università Luiss di Roma e di scienze politiche a Parigi, definisce i programmi dei partiti “favole” che saranno in gran parte dimenticate dopo le elezioni. Per questo motivo non crede al rischio di un collasso economico nel caso in cui siano confermate le previsioni di una vittoria della destra: “Penso che ci sarà una breve reazione negativa, ma poi sarà chiaro che il nuovo governo farà poco per cambiare le finanze pubbliche. A quel punto i mercati si calmeranno”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1476 di Internazionale, a pagina 40. Compra questo numero | Abbonati