Eccitati dalle parole di Al Bano, affranto dal non poter più suonare in Russia per via della guerra, gli animi di Vittorio Sgarbi e Giampiero Mughini hanno ceduto il passo alle mani. Il giornalista ha serrato i pugni e si è scaraventato contro il critico d’arte, facendolo cadere sulla sedia, tutto davanti agli occhi di Iva Zanicchi, esterrefatta. Prima di trascendere, i due intellettuali avevano affrontato questioni di geopolitica, se fosse peggio boicottare gli artisti e gli sportivi russi o disdire i tour degli italiani nella terra di Putin. Da una parte Mughini ha citato la scelta del sindaco di Milano Sala, che ai primi colpi di cannone mise nell’angolo il maestro Valerij Gergiev per non essersi dissociato dal despota suo amico, dall’altra Sgarbi ha sottolineato la gravità delle sanzioni anche in ambito culturale. A quel punto i due, già in passato interpreti di siparietti prossimi alla rissa, ed evidentemente guidati da una passione pari solo a quella di Santoro che da Giletti ha urlato di “non dormire per colpa della guerra”, venuta meno la dialettica hanno messo in gioco i loro corpi, per fortuna limitati dall’età e dall’incerto equilibrio. Maurizio Costanzo, arbitro dello show, ha chiosato: “Come si può sperare nella pace tra Russia e Ucraina, se non riuscite a fare pace tra voi?”. Malgrado sia tutto abbastanza sconfortante, la scena mi ha fatto ripensare al film Cocoon, ai vecchietti rianimati, lì dagli alieni, qui da Al Bano. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1459 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati