Alla mostra su Enrico Berlinguer promossa dal comune di Roma, tra i tanti materiali che ne raccontano il sentiero politico ci sono alcuni estratti dalle tribune televisive dell’epoca. Ce n’è uno, in particolare, che si riferisce a un confronto tra il segretario del Partito comunista italiano e un politico socialdemocratico. Berlinguer si sofferma sull’idea di libertà secondo i comunisti. Nessuno lo interrompe, nessuno fa facce da clown, e lui parla, parla, parla e ti convince che la libertà sia quella cosa lì e nessun’altra. Ho ripensato a Giovanni Floris, tra i più virtuosi nel gestire il dibattito in tv. Il conduttore si è inventato un meccanismo che credo usi solo lui: a ogni infornata di ospiti, secondo un tempo calcolato ad arte, rimanda in onda gli stessi servizi a cui ispirarsi per fare le stesse domande. Una sorta di scaletta circolare, di talk dell’oca che riparte sempre da zero, pensata per il pubblico che arriva a trasmissione già cominciata e per noi che, pur davanti allo schermo dal primo minuto, possiamo rivedere la gaffe del sottosegretario o la dichiarazione ardita del primo ministro. Con un ritmo sostenuto dall’infografica e dalla punteggiatura degli applausi, Floris ripete, ripete, ripete e noi, ormai duri di comprendonio, distratti e un po’ indifferenti, facciamo nostro il punto di vista non neutrale (ma apprezzabile) del conduttore. È la prosecuzione di Berlinguer con altri mezzi (televisivi). ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1546 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati