Sergio Lepri a Roma, 24 ottobre 2019. (Riccardo Antimiani, Ansa)

“Stiamo vivendo da anni un eccezionale processo di trasformazione tecnologica e sociale, così vasta e così profonda quale mai si è avuta nella storia dell’umanità; un processo che ha preso avvio con l’invenzione del computer, è proseguito con la digitalizzazione e con internet e ha trovato come coprotagonista la televisione, cioè un medium che non si limita a trasmettere messaggi ma è essa stessa un messaggio, un medium che ha modificato e modifica anche le nostre capacità di percezione e di reazione.

“È un processo che ha cambiato e sta cambiando non solo le strutture economiche e produttive dei nostri paesi, ma l’intera società e le forme in cui essa si esprime: la cultura, la politica e i nostri modi di pensare e di comportarci; forse, anche i nostri meccanismi logici e biologici. In questo mondo che cambia, il giornalismo è soggetto e oggetto del cambiamento, una delle cause e uno degli effetti più sensibili. (…) Ma nel giornalismo c’è qualcosa che non cambia: il suo istituzionale fondamento, il perché è nato e si è diffuso; il giornalismo come mediazione tra la fonte e il destinatario dell’informazione; il giornalismo che tra i cento e cento fatti che accadono ogni giorno sceglie quelli che più rispondono ai bisogni informativi dei cittadini e li racconta in maniera chiara e comprensibile. Scrivere bene è farsi capire e far capire. La giusta selezione dei contenuti deve essere accompagnata dall’esattezza dei dati, dalla precisione dei termini, dall’uso corretto della lingua. (…) Un giornalismo serio e responsabile. Perché, al di fuori dei miti, questo è il vero fascino della professione giornalistica: contribuire alla crescita civile della società. E, nella misura in cui il giornalista riesce a limitare o a controllare i condizionamenti del sistema e a esprimersi come operatore capace e onesto, questo è il suo grande potere: un potere inteso come servizio, esercitato nell’interesse del suo unico legittimo detentore, il cittadino”.

Sergio Lepri, giornalista, nato a Firenze il 24 settembre 1919, morto a Roma il 20 gennaio 2022. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1445 di Internazionale, a pagina 5. Compra questo numero | Abbonati